Sentenza Mediaset. Letta: non ci saranno terremoti. E la Boldrini dà fuoco alle polveri: è solo un singolo caso giudiziario

29 Lug 2013 17:10 - di Redazione

Cresce l’attesa per la  sentenza della Cassazione sul processo Mediaset prevista per domani, anche se  il verdetto potrebbe slittare a mercoledì o addirittura a giovedì. Le indiscrezioni vengono confermate da ambienti della Corte Suprema: la partita non si chiuderà il 30, perché la decisione su una eventuale richiesta di rinvio da parte dei legali di Silvio Berlusconi o degli altri imputati potrebbe essere resa nota solo dopodomani. La vigilia si consuma tra messaggi cifrati, ipotesi di scenari apocalittici, prospettive di ammutinamenti. I più si interrogano sulle ripercussioni che il verdetto avrà  sul quadro politico e sulla tenuta del governo. Il Cavaliere è stato il primo a rassicurare sulla lealtà all’esecutivo di larghe intese e il premier da Atene mostra grande ottimismo. «Non ho paura. L’Italia è più stabile di quanto ci si aspetti. Non penso ci saranno i terremoti che vengono evocati da chi spera, evidentemente, nei terremoti evocati». A dare fuoco alle polveri à ancora una volta Laura Boldrini, con il suo fare algido-militante. «Credo che singoli casi giudiziari non debbano interferire nella vita delle istituzioni –  ha detto  alla cerimonia del Ventaglio – qualunque sia la decisione della Cassazione, sulla sentenza Mediaset, essa non dovrà avere ripercussioni sulle attività parlamentari». Una tesi eccessiva e risibile anche per la sinistra più radicale. Il primo a reagire è Daniele Capezzone: «Quando sento la Presidente della Camera, l’onorevole Boldrini, derubricare a singolo caso giudiziario, quella che è invece una questione democratica massima, mi chiedo se si sia di fronte a una gratuita offesa nei confronti di Silvio Berlusconi e della grande quota di elettori che lo ha indicato come riferimento e leader, o a una mancanza di comprensione di cosa sia davvero in gioco».

Altro che singoli casi giudiziari – rafforza il concetto Daniela Santanchè – «qui si tratta di 10 milioni di italiani che in caso di condanna di Berlusconi rischiano di non avere piu rappresentanza politica. Proprio per il ruolo che riveste, lei dovrebbe essere preoccupata quanto noi». Per Stefania Prestigiacomo  «non si decideranno le sorti di un solo uomo, ma di un terzo dell’Italia. La sentenza verso Silvio Berlusconi, infatti, sarà inevitabilmente una sentenza verso tutto il partito e tutti i milioni di elettori che al Pdl e a Berlusconi hanno dato la loro fiducia». Qualcuno come Mara Carfagna parla di spartiacque tra un futuro di libertà, «in cui a prevalere è la ragionevolezza nello stato di diritto», e uno nebbioso, «dove il rischio d’ingerenza di una parte sul tutto è destinata ad alterare e distorcere le normali attività e dinamismi».

Più che nel Pdl, che fa quadrato ed è pronto a scendere in trincea (anche se l’ipotesi di dimissione e tutta da verificare e  “concordare” con il Cavaliere) , è tra i democratici che si verificano le maggiori palpitazioni che si incrociano con i patemi pre-congressuali. Un esempio è l’avvertimento di Ugo Sposetti, convinto che se Berlusconi verrà condannato, il partito non reggerà l’urto e salterà in aria come un birillo». Laura Puppato prova a frenare: «Solo l’idea che siamo vincolati a una sentenza è deprimente per la politica e la democrazia del Paese». Poi striglia i suoi: «Se siamo davvero convinti che il punto sia questo, non è solo un Pd irrisolto, ma che ha perso la bussola». Il Pdl respinge l’ossessione della sinistra sulle ripercussioni nella vita dell’esecutivo. «Continuare a chiedersi cosa ne sarà del governo a partire da domani, significa non aver ancora compreso davvero la statura politica di Berlusconi», è il commento di a Elena Centemero. Da parte sua il Cavaliere, che in un’intervista a Belpietro, poi smentita, aveva confessato di essere pronto ad andare in carcere e di non fare come Craxi, aspetta, ben sapendo che l’unico esilio sarebbe quello dal Parlamento come conseguenza della pena accessoria.

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