Riforma elettorale, sì alla procedura d’urgenza. Il testo in aula a settembre. Il Pdl: perché il Pd ha tanta fretta?
Tra stop and go la tanto agognata riforma della legge elettorale dovrebbe approdare a settembre alla Camera ed essere votata entro i primi di ottobre. È stata infatti approvata all’unanimità dalla Conferenza dei Capigruppo la “dichiarazione di urgenza” presentata dal Pd, in base alla quale il testo resterà in commissione al massimo per un mese. Letta affida a un telegrafico tweet il suo commento: «Ottima la procedura d’urgenza decisa alla Camera. Ora ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità. Io sono “NoPorcellum'”». Soddisfatto Roberto Giachetti, vicepresidente della Camera e storico portabandiera dell’annullamento dell’esistente, che parla di un «passo importantissimo fino a ieri impensabile». In attesa della conclusione dell’iter propone il ritorno al Mattarellum come soluzione “ponte”. Un compromesso che non cancella le due opzioni sul tappeto: l’abolizione del Porcellum, l’attuale legge vigente, o la sua correzione. Ma anche su questo fronte i democratici sono tutt’altro che compatti. A Burtone e Fioroni che avanzano controproposte, Giachetti risponde secco: «Sia chiaro che personalmente farò la battaglia per il Mattarellum, perché la ritengo la soluzione più rapida. Il partito poi potrà legittimamente scegliere diversamente…». Il Pd tenta così di intestarsi il merito di avviare il processo di riscrittura delle regole e di lasciare il Pdl con il cerino in mano. Un’accelerazione sospetta per Fabrizio Cicchitto che «dimostra la fretta del Pd i fronte all’ipotesi che il governo Letta duri i famosi 18 mesi». Poi – aggiunge – la scelta del giorno per avanzare questa richiesta «apre ulteriori interrogativi». Se si avvia un percorso rapido verso una nuova legge elettorale – fa notare Francesco Paolo Sisto del Pdl – vuol dire una mancanza di fiducia nell’investimento delle riforme, nel caso in cui si torni a votare prima che il Senato abbia concluso il suo iter. «Con il Porcellum non si può tornare al voto – spiega Sisto – quindi è necessario modificare la legge elettorale che va tarata su un nuovo modello. Se noi anticipiamo è come se andassimo a dare un vestito a un soggetto che ancora non abbiamo plasmato e scelto». Di fatto suona come una grande mozione di sfiducia al percorso delle riforme che risulta «clamorosamente svuotato».