La base del Pd lancia il tormentone anti-Letta: “Mobbasta”. E promette guerriglia circolo dopo circolo

20 Lug 2013 17:30 - di Redattore 54

La base del Pd è di nuovo in subbuglio e OccupyPd si evolve in un nuovo tormentone, tramite apposito banner da far circolare su Twitter: la parola d’ordine è #mobbasta, il nuovo hashtag che veicola i mal di pancia dei dissidenti che non digeriscono più il governo Letta. La mobilitazione prevede una contestazione circolo per circolo, attaccando sulla porta il manifestino con gli impegni sottoscritti dagli eletti del Pd e l’avvertimento: “La prossima volta firmatevelo voi”. Lo scollamento tra i vertici che sostengono le larghe intese per senso di responsabilità e le ultime file indisciplinate e sorde alle ragioni della realpolitik non potrebbe essere più profondo. L’ira si cristallizza in tweet irriverenti: che fate ora, spostate la sede ad Arcore? O anche: se una farfalla sbatte le ali in Kazakistan in Italia c’è un ministro che non viene avvisato del terremoto. A seguire manifesto irrisorio che raffigura l’obbligo del bravo deputato Pd, cioè mettersi sempre le ginocchiere.

L’irritazione cresce ed Epifani non sa più che pesci prendere. La politica “de sinistra” è inesistente mentre a largo del Nazareno ci si arrovella sulle regole congressuali e Matteo Renzi macina un appuntamento televisivo dietro l’altro. L’Unità ci mette una pezza relegando oggi l’ira funesta degli iscritti in un taglio a pagina tre che minimizza e spiega che tra i circoli del Pd la posizione maggioritaria è quella di chi è d’accordo con la bocciatura della mozione anti-Alfano e di chi ritiene che, a causa della crisi, Letta deve durare. Il pasticcio kazako si è trasformato in un pastone avariato per il partito di Bersani ed Epifani.

E poi c’è la questione dei senatori dissidenti. Nel gruppo guidato da Luigi Zanda il malumore è già esploso. Da una parte gli astenuti Puppato, Tocci e Lucrezia Ricchiuti. Dall’altro quelli che pensano che i colleghi senatori sono solo dei sabotatori, dei “fighetti insopportabili”. Mercoledì ci sarà una riunione per fare chiarezza. Pesano le parole di Stefano Esposito che ha chiesto la testa degli astenuti: “Se ne andassero con Grillo”. E  alla schiera dei malpancisti si aggiunge anche Corradino Mineo: “Se li cacciano, sono pronto a seguirli”. Civati e Puppato, per consolarsi, hanno già messo sui loro siti, intanto, il banner di #mobbasta. Sono aperte le scommesse: chi sarà il primo a dire basta per davvero? i dissidenti o quelli che non vedono l’ora di sbatterli fuori?

 

 

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