Terremoto giudiziario da Palermo ad Aosta: scoperta una rete del riciclaggio, in manette un magistrato del Tar
Infiltrato per mesi all’interno di un’organizzazione di riciclaggio, un ufficiale della Guardia di Finanza è riuscito a sollevare il velo su una vasta rete di insospettabili che gestiva soldi sporchi in Italia e all’estero. L’organizzazione criminale era, infatti, dedita a violazioni valutarie in titoli, valori e strumenti di pagamento, e a illecite movimentazioni finanziarie e di capitali anche transnazionali. Sono 34 le ordinanze di custodia cautelare scattate questa mattina, all’alba: 22 in carcere e 12 ai domiciliari, 85 le perquisizioni. I provvedimenti sono stati firmati dal gip di Palermo Guglielmo Nicastro, che ha accolto le richieste della procura. Secondo l’accusa, il principale mediatore del gruppo stava a Palermo, adesso è in carcere. Si tratta dell’avvocato tributarista Gianni Lapis, noto per essere stato il commercialista di Massimo Ciancimino (quest’ ultimo figlio dell’ ex sindaco di Palermo, Vito). Nel blitz sono finiti anche due sottufficiali dei carabinieri in servizio a Roma e anche persone che operavano nell’area dell’intermediazione finanziaria e che, secondo gli inquirenti, facevano capo a Gianni Lapis. C’è anche il giudice amministrativo Franco Angelo Debernardi, da diversi anni in servizio al Tar del Lazio. Gli avvocati, il giudice del Tar e i due carabinieri arrestati, secondo l’accusa, dietro la prospettiva di lauti compensi avrebbero offerto il proprio apporto nella programmazione e nella realizzazione degli affari di cambio valuta di provenienza illecita. Le indagini hanno già permesso di sequestrare valuta straniera, principalmente dollari Usa, won nord-coreani e franchi svizzeri, per un controvalore complessivo superiore a undici milioni e mezzo di euro. Le attività hanno interessato le province di Palermo, Roma, Torino, Aosta, La Spezia, Milano, Varese, Como, Verona, Vicenza, Padova, Modena, Firenze, Arezzo, L’Aquila, Frosinone, Benevento, Napoli, Crotone, Cosenza, Messina e Catania. Numerosi i reati ipotizzati a carico dei responsabili: non solo associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, finalizzata al riciclaggio di ingenti quantitativi di denaro in divisa estera e al commercio dell’oro, attraverso l’esercizio abusivo della professione di intermediario finanziario con modalità tali da eludere il sistema della tracciabilità delle operazioni (aggirando il circuito bancario e consentendo di fatto l’immissione nei mercati di denaro contante), ma anche falsificazione, spendita e introduzione nello stato di monete falsificate, detenzione illegale di armi e munizionamento, truffa e violazioni alla disciplina del mercato dell’oro. L’inchiesta è stata condotta da un pool di magistrati, composto da Lia Sava (da qualche settimana procuratore aggiunto a Caltanissetta), Dario Scaletta e Daniele Paci.