Saviano odia gli insulti, ma soprattutto le critiche: su duemila “tweet”, mai una risposta…

11 Mag 2013 18:35 - di Luca Maurelli

«Ciao Roberto, sapevi che a Casal di Principe fanno un dolce famoso, il Roccobabà, dedicato a Rocco Barocco? Secondo me merita un pezzo, è fantastico…». Qualche giorno fa avevo provato scardinare il “muro” di impenetrabilità del profilo Twitter di Saviano con una rozza argomentazione gastronomica: sì, lo ammetto, volevo interagire alla pari con il grande scrittore citando per una volta in positivo la terra dei Casalesi e mi era venuto in mente (ahimé) solo il mitico Roccobabà. Niente, Roberto non rispose, non colse il babà.

Seguendo con assiduità il suo profilo, ho scoperto però che non lui non coglie quasi mai. Parla, ma non risponde. Nè sui babà né su roba molto più seria, come la camorra, la politica, perfino sui grandi poeti che cita a profusione. Lui dice ma se qualcuno risponde, obietta o argomenta, la comunicazione s’interrompe lì. Il suo mondo è quello degli “asocial network”, altro che social: eppure anche sulle tematiche della Rete, quella viva, in cui si interagisce, lui parla, dà giudizi, emette sentenze.

Per esempio, ha ragione Saviano quando – intervenendo su Repubblica nel dibattito innescato dall’addio di Mentana alla Rete per eccesso di insulti – dice che Twitter nasce per comunicare, non può diventare offesa, provocazione, urla, tentativi estremi di farsi notare. Giusto, comunicare, appunto. Ma il suo errore è proprio quello di non accettare che la comunicazione è uno scambio alla pari di idee e giudizi, anche critici, non un messaggio unilaterale dai toni profetici che innesca un esercito di adulatori pronti a dare ragione all’idolo della Rete, che è proprio quello che succede quando lo scrittore utilizza Twitter. Basta dare un’occhiata alla pagina ufficiale di Saviano sul social network: su duemila“cinguettìi” dell’autore di Gomorra, mai è scattato il minimo contraddittorio, lui mai s’è preso la briga di scendere al livello dei suoi commentatori, tantomeno di chi ha osato argomentare, civilmente, qualcosa in dissenso da lui.

In realtà, per la cronaca, Saviano un paio di volte ha risposto. A Jovanotti. Che ovviamente lo aveva adulato. Un dialogo tra vip, un succoso scambio di complimenti. Ma la gente comune? Di sicuro il lecchino educato (figura che abbonda tra i suoi followers) Saviano lo tollera pure, anzi, se ne sente gratificato, mentre il critico civile lo lascia indifferente, afono, forse lo destabilizza. L’insultante incivile, invece, lo fa giustamente incazzare. Per un attimo, però, pensasse anche a quanto può essere cafona una conversazione a senso unico in un salotto, come Twitter, nel quale ci si siede insieme, magari come ospiti, ma con delle idee da offrire al confronto. Quello che Saviano non accetta di scambiare con la gente normale, dalla quale non lo divide ormai solo la scorta, ma anche un po’ di puzzetta sotto al naso.

https://twitter.com/lucamaurelli

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