Il Pd tira Marchini per il ciuffo ma lui non si “svende”. Alemanno: il Pdl è con me, la sfida è aperta

28 Mag 2013 11:10 - di Romana Fabiani

Arfio sta ancora dormendo, sognando magari la Tav Roma-Ostia. Parliamo dell’alter ego su Facebook dell’ingegnere romano candidato a sindaco. Ma è su Alfio, (il Marchini vero) che si concentrano le attenzioni del giorno dopo il primo turno capitolino. L’imprenditore dal sorriso che ammalia con il suo dieci per cento potrebbe essere determinante nel duello  finale tra Alemanno e Marino. Che cosa farà, però, ancora nessuno lo sa. «Molto soddisfatto del risultato ottenuto» (anche se tra i suoi circola una certa delusione), per ora non intende farsi tirare per la giacca. Ci ha provato a caldo il candidato democratico parlando di «un risultato eccezionale per Alfio», ma senza ottenere risposte. «Cercheremo di contare il più possibile nel governo della città per difendere chi ci ha dato la delega del voto», ripete Marchini che si è piazzato quarto alle spalle del candidato grillino. Chi appoggerà tra lo sfidante democratico, bersagliato non poco da  in campagna elettorale, e il sindaco uscente? «Non sarà un discorso né di poltrone né di di appartenenze, valuteremo sui programmi». L’outsider di queste elezioni, che nel comizio finale, dal palco di Parco Schuster, aveva promesso di risolvere «in sei mesi il problema occupazione» adesso dovrà valutare bene le sue mosse. Di Marino aveva detto «se ci arriverà perderà al secondo turno». Una profezia? Con Alemanno non era stato tenero, dovendo rappresentare la candidatura “nuova”, di rottura con l’amministrazione uscente. Marino, per ora, si è precipitato ad assicurarsi la saldatura a sinistra incontrando Nichi Vendola appena terminato lo spoglio. Operazione rivendicata con orgoglio da Bettini, grande burattinaio della sinistra capitolina, che difficilmente potrà conciliarsi con l’elettorato centrista di Marchini. Oggi da via del Nazareno è un tifo per l’asse ritrovata Pd-Sel e un coro di endorsement verso i Cinquestelle (che hanno lasciato per strada la metà dei voti ottenuti a Roma due mesi fa). Alemanno, come con Rutelli cinque anni fa, punta tutto sulla rimonta di queste due settimane annunciando un campagna sui contenuti e le proposte e non sulle facili battute e la demolizione dell’avversario. Sa bene, e lo rivendica, di dover puntare su quella metà di romani che al primo turno è rimasta a casa. Nessuna recriminazione, però. «Non mi sono sentito abbandonato dal Pdl – dice dai microfoni di Agorà – il problema è che ci siamo dovuti misurare con il fatto che un elettore su due non è andato a votare». Il ballottaggio è un’altra partita – ha ripetuto anche oggi – si riparte da zero. «Il risultato elettorale dimostra soprattutto  la distanza dei cittadini dalla politica, se avessero voluto votare contro di me, avevano a disposizione tre scelte: Marino, Marchini e De Vito. Il problema riguarda tutti». «Non possiamo fermarci ora. Ripartiamo da qui, da una Roma che vuole guardare avanti e ricominciare a essere orgogliosa», posta su Facebook Marino. Lui che fino all’ultimo ha dimostrato una scarsissima conoscenza della capitale. A mezzogiorno di domenica si avventurava in una previsione che oggi suona a dir poco naif. «Le romane e i romani ci stupiranno con una grande affluenza».

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