Bankitalia: meno prestiti e più sofferenze. Per i disoccupati il tunnel è ancora molto lungo
Accelera la caduta dei prestiti a marzo e il flusso di nuove sofferenze cresce. Gli effetti della crisi continuano a farsi sentire sull’economia reale e i dati della Banca d’Italia, che giungono dopo quelli di Bce e Abi, certificano ancora una volta la stretta del credito operata dalle banche. Una situazione che Via Nazionale, nell’ultimo rapporto sulla stabilità, attribuiva sia alla maggior cautela delle banche nel concedere i finanziamenti vista la crisi, che alla scarsità di domanda da parte delle imprese. La Bce, nel suo bollettino mensile, peraltro riporta il taglio delle stime degli economisti privati per l’Eurozona (-0,4% nel 2013 solo +1% nel 2014) e ribadisce come verso la fine dell’anno sia previsto l’inizio della ripresa, sostenuta con il taglio dei tassi operato nei giorni scorsi. Nei prossimi 3 anni comunque il tasso di disoccupazione sarà più alto del previsto. A marzo i prestiti al settore privato in Italia sono calati dell’1,6% contro il -1,4% di febbraio e hanno colpito sia famiglie (-0,8%) che imprese (-2,8%) spiega il nostro istituto centrale. Per il Centro Studi Confindustria la stretta colpisce le aziende di Italia e Spagna, meno quelle della Germania. Da settembre 2011 il Csc calcola minori prestiti alle imprese nel nostro Paese per 50 miliardi di euro. Gli impieghi rimangono comunque superiori alla raccolta. I tassi, secondo Banca d’Italia, scendono leggermente (da 3,98 a 3,9) per i mutui casa e rimangono stabili per le imprese dove restano, come ancora una volta ribadiva la Bce qualche giorno fa, ai massimi livelli nell’Eurozona. Difficile peraltro che la situazione cambierà di molto dopo il taglio dei tassi operato dalla Bce la scorsa settimana visto che la gran parte dei finanziamenti è parametrato all’Euribor, già su livelli inferiori allo 0,5% di Francoforte. A causa della segmentazione del mercato del credito sarà decisivo solo il calo dello spread per far ritornare i tassi a livelli “europei”. In attesa della ventilata mossa Bce sul mercato Abs, le banche italiane stanno così spingendo ancora sulla raccolta da depositi, l’unica fonte certa di approvigionamento. A marzo è salita del 7% mentre quella da obbligazioni è scesa del 3%. Gli istituti di credito devono poi fare i conti con “l’onda lunga” delle sofferenze. Nel mese di marzo il tasso di crescita é salito dal 18,6 al 21,7% alimentato non tanto dalle famiglie ma dalle imprese, specie di costruzioni. Un peggioramento anticipato dall’ultimo rapporto sulla stabilità della Banca d’Italia dove si spiegava che sono «inoltre aumentate sia la probabilità di ingresso in sofferenza entro un anno, sia la quota dei prestiti a debitori in temporanea difficoltà».