Due fratelli ceceni gli attentatori della maratona di Boston: uno è stato ucciso, braccato l’altro
Una caccia all’uomo gigantesca sta paralizzando una delle più importanti città d’America, Boston, mentre a Washington il presidente Barack Obama è costantemente riunito alla Casa Bianca con tutti i massimi responsabili della sicurezza nazionale. «Stiamo affrontando il diavolo», le drammatiche parole del segretario di Stato americano, John Kerry. Fbi e polizia stanno braccando Dzhokhar Tsarnaev, 19 anni, ceceno, uno dei due sospettati per l’attentato della maratona. Quello che nelle immagini diffuse dalle autorià federali indossava un cappellino da baseball bianco. Il fratello Tamerlan, 26 anni – la seconda persona ricercata – è rimasto ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. I due ragazzi sono in America da dieci anni con regolare permesso di soggiorno legato a motivi di studio. Il fuggiasco frequentava una scuola di Cambridge grazie a una borsa di studio ricevuta nel 2011 e si allenava in una palestra di wrestling. La svolta nelle indagini è avvenuta dopo la divulgazione di video e foto che ritraevano i due fratelli in azione poco prima delle tragiche esplosioni di lunedì. E la situazione è precipitata in piena notte quando, a due passi dal prestigioso campus del Massachusetts Institute of Technology (Mit), una pattuglia della polizia si è imbattuta nei due sospetti terroristi: uno di loro ha cominciato a sparare uccidendo un agente. Un paio d’ore dopo, una nuova sparatoria con più pattuglie della polizia nella cittadina di Watertown, non lontano da Boston: stavolta a terra, oltre ad un agente gravemente ferito, è rimsto anche uno dei fratelli ricercati, il più grande. Tamerlan è morto poco dopo in ospedale. Sulle spalle aveva uno zainetto con esplosivo. Da quel momento l’inseguimento senza fine del più giovane, abilissimo nel far perdere le sue tracce. Boston e Watertown sono state letteralmente blindate. Le due sono come città fantasma, isolate dal resto del mondo. La gente viene costantemente invitata dalle autorità a rinchiudersi in casa e a non aprire la porta a nessuno, se non agli agenti che mostrano il tesserino di identità. La tensione è enorme, come la paura. Si teme che il ricercato possa avere con sé esplosivo. Come forte è la preoccupazione che i due fratelli possano aver nascosto o addirittura disseminato altri ordigni in giro. Alcune fonti investigative, inoltre, avanzano l’ipotesi di due complici in giro. Sull’intera area di Boston è divieto di sorvolo. Tutti i servizi di trasporto pubblico – dalla metro ai taxi – sono stati interrotti, così come i collegamenti ferroviari. Le notizie che si susseguono sono contrastanti e più volte nel corso della giornata la caccia all’uomo è sembrata al suo epilogo: prima si è parlato di un’abitazione circondata a Watertown, poi di un Suv grigio sospetto avvistato in Connecticut che si muoveva in direzione New York. Lo stesso Suv, però, è stato ritrovato abbandonato nell’area di Boston.
Lo stupore tra le persone che conoscono il giovane fuggitivo è enorme. Alcuni ex compagni di scuola e amici che frequentavano la sua palestra si dicono “scioccati” e “increduli”, descrivendo Dzhokhar come un bravissimo ragazzo, assolutamente integrato. Anzi, un leader, lontano dalla politica e dalle questioni religiose, pur professandosi musulmano. Parla però lo zio, che ne dà un’immagine diversa, definendolo come il fratello “un perdente”, che non accettava tutti quelli che avevano successo. «È una vergogna per l’etnia cecena», aggiunge lo zio che lancia al nipote un appello: “Arrenditi”. Un appello finora inascoltato.