I due marò restano in Italia: decisione “inaccettabile” per l’India. Uno “scambio” con l’inchiesta sulle tangenti?
Dopo alcune ore di riflessione è arrivata la prima reazione ufficiale del governo indiano alla notizia che i due marò non rientreranno in quel Paese alla fine della licenza concessa per votare: il primo ministro Manmohan Singh ha dichiarato che la situazione creata dal governo di Roma è «assolutamente inaccettabile». L’ambasciatore d’Italia a New Delhi, Daniele Mancini, è stato convocato oggi al ministero degli Esteri per fornire spiegazioni sulla decisione di non far ritornare i marò in India alla fine del loro permesso.
Commentando la questione su richiesta di alcuni parlamentari indiani del gruppo Left (Sinistra), il premier ha detto che chiederà al ministro degli Esteri Salman Khurshid di sollevare la questione con l’Italia. Non soddisfatti per la risposta, i deputati di sinistra hanno replicato che esiste una collisione di funzionari del governo indiano con l’Italia. «Qui siamo di fronte ad una cospirazione – ha sostenuto uno di loro – e chiederemo subito la sospensione del Question Time per aprire un dibattito». Secondo alcuni, la svolta rientrerebbe in un negoziato segreto fra Roma e New Delhi: in cambio dei due marò l’Italia farebbe avere alla giustizia indiana copia delle carte processuali riguardanti l’inchiesta su presunte tangenti per la fornitura di elicotteri Agusta Westland (Finmeccanica), scandalo in cui sarebbe coinvolto un ex generale indiano. Di certo il governo italiano, seppure con colpevole ritardo, ha maturato una decisione di tal genere dopo che qualche giorno fa, a sorpresa, New Delhi aveva annunciato la prossima costituzione del famoso tribunale speciale che avrebbe giudicato i due marò. E poi non è passata inosservata la richiesta di una licenza così lunga (trenta giorni) per votare in Italia, forse proprio per avere il tempo di trovare una soluzione. La decisione di Roma di risolvere la disputa in ambito internazionale è stata giudicata “inaccettabile” anche dal “chief minister” del Kerala, Oommen Chandy. Da sempre contrario alla concessione dei permessi speciali per i due militari, Chandy ha detto che intende recarsi immediatamente a New Delhi per incontrare il ministro degli Esteri Salman Khurshid. «È completamente inaccettabile. La nostra posizione – ha ribadito – rimane che devono essere processati in India. Stiamo cercando anche di esplorare gli aspetti legali» della decisione della Farnesina di non rimandare in India i due imputati. Intanto la mossa di Roma ha sollevato la collera dei pescatori del Kerala che si sentono “imbrogliati” dall’Italia. L’associazione di categoria guidata da T.Peter ha annunciato una protesta pubblica in cui saranno bruciate le immagini dei due marò.
Comprensibilmente soddisfatti Salvatore Girone e Massimiliano Latorre (e le loro famiglie): «Io lo sapevo – ha dichiarato il primo al Corriere della Sera – lo sentivo che il nostro Stato non ci stava abbandonando. Non ci avrebbe abbandonato. Ci hanno dato quattro settimane di tempo da quando ci hanno lasciato tornare in Italia per venire a votare, me lo sentivo che qualcosa sarebbe successo. Qualcosa di positivo, intendo. Non c’è proprio niente da festeggiare. La nostra vicenda non è ancora conclusa», tuttavia «ringrazio il presidente della Repubblica, tutte le istituzioni, il governo e il popolo italiano che ci ha sempre sostenuto con tantissime cartoline che non ci hanno mai fatto sentire soli». «È davvero una grande giornata – ha detto ancora Girone secondo le parole raccolte da Repubblica – Noi siamo uomini di mare, come quei pescatori, è chiaro che questa storia è finita, ma continueremo a pensare a loro. Ma non siamo degli assassini».