Da Crimi un nuovo show: parla e si smentisce da solo. Bersani al bivio: mollare o aprire al centrodestra

27 Mar 2013 21:16 - di

Le consultazioni sono finite, la parola passa al Colle, ma il pallottoliere di Bersani segna rosso fuoco. Le distanze tra i grillini e il premier pre-incaricato diventano sempre più siderali e lo scontro si fa sempre più rozzo e volgare. Prima arriva – in streaming – il “no” alla fiducia ad un governo guidato dal segretario Pd, poi gli insulti di Beppe Grillo che sul suo blog dà dei “padri puttanieri” a Bersani e al Cav , infine l’apertura a un eventuale governo col Pd ma senza Bersani, culminata poi da un’autosmentita dello stesso Vito Crimi,  capogruppo al Senato del M5S, non nuovo a gaffe e rettifiche. Un pasticcio che a Napolitano non piacerà. Sul banco degli imputati c’è dunque Crimi, che prima dice che “se Napolitano fa un altro nome è tutta un’altra storia”. E tanto per mettere le cose in chiaro puntualizza che un nome estraneo ai partiti «è bene che il Pd non lo faccia, altrimenti lo brucia». Ma dopo due ore su Facebook rettifica il suo pensiero: «L’affermazione “se Napolitano fa un altro nome è tutta un’altra storia” si deve intendere nel senso di “tutto un altro percorso istituzionale”. Il percorso delle consultazioni riprenderebbe il suo iter, nel quale, come già puntualizzato, il M5S si assumerà la sua responsabilità politica, proponendosi direttamente per l’incarico di formare una squadra di nominativi nuovi in grado di avere il sostegno della maggioranza e dunque la possibilità e l’onore di proporsi per la guida del Paese». E poi giù ad accusare i giornalisti: «Preciso che l’affermazione è stata estrapolata dopo la consueta raffica di domande a cascata dei giornalisti». Il caos è totale. Alla Camera si è passati in poche ore da rumors che davano per quasi fatto l’accordo tra Pd e Pdl per un governo di minoranza a una radicale smentita. Cuore della trattativa, sarebbe l’individuazione di un nuovo capo dello Stato non ostile a Silvio Berlusconi; i “boatos” davano come già pronto il “governo del presidente”, guidato da una figura super-partes. In questo clima di grande confusione Bersani, sempre più in bilico, è a un passo dal farsi da parte. È chiaro che allo stato dell’arte senza Pdl e Lega non va da nessuna parte. Da Angelino Alfano gli arriva l’ultima offerta: «La vicenda è chiusa e l’ha chiusa Bersani che ora si trova nel vicolo cieco in cui si è infilato. Sta a lui, ora, rovesciare la situazione, se vuole e se può, nell’interesse del Paese». Dal giorno successivo al voto fino a oggi, ha detto Alfano, «il Pd non ha mai realmente corrisposto al nostro comportamento responsabile e di buon senso e non ha mai formulato alcuna seria apertura, non ha affrontato i temi economici che davvero importano al Paese, ha occupato tutte le cariche istituzionali, ha preteso di inseguire ogni estremismo e giustizialismo». Ma Bersani di guardare a destra non vuol saperne.

 

 

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