Monti batte il record dei disoccupati
Stavolta i dati, oltre a essere disastrosi, sono anche freschi, recenti, per nulla berlusconiani, anzi decisamente “montiani”. In altre parole, quella sentenza arrivata ieri dall’Istat sul boom della disoccupazione, con record storico ventennale nell’ultimo trimestre, sono tutti a carico del governo attuale, e anche di quella riforma del lavoro della Fornero che al momento fa sentire i suoi effetti solo in uscita, a quanto pare. Ma ciò che fa più male è che il crollo riguarda soprattutto i giovani, categoria oggetto delle “gaffe” del governo sugli “sfigati” e gli “schizzinosi”: quel governo con un premier che ha il figlio assunto giovanissimo nelle banche d’affari internazionali, un sottosegretario come Martone che ha fatto una carriera precocissima da figlio di papà, un ministro come la Fornero che ha il piacere di lavorare con la figlia (e il marito) nella stessa università e un ministro dell’Interno, come la Cancellieri, che ha la fortuna di avere un figlio che recentemente è stato liquidato con tre milioni e mezzo di euro di buonuscita dopo aver fatto per quattordici, ben quattordici mesi, il direttore generale del gruppo Fonsai. Tutti ragazzi in gamba, sia chiaro, per nulla sfigati o schizzinosi.
Un trimestre nerissimo
Secondo l’Istat a settembre i disoccupati in Italia hanno toccato i 2 milioni 774 mila, con un aumento del 24,9% su base annua, pari a 554 mila unità, con un + 2,3% su base mensile. La percentuale dei disoccupati tocca così il 10,8%, il livello più alto raggiunto dal gennaio 2004, l’inizio delle serie storiche mensili, ma, guardando anche alle serie trimestrali, si tratta del valore più alto dal quarto trimestre del 1992. Ma è sul fronte della disoccupazione giovanile che si registra il dato più allarmante: tra i ragazzi tra i 15 e i 24 anni i senzalavoro sono il 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali su agosto e di 4,7 punti su base annua, in tutto 608 mila unità. Tra gli under 25 le persone in cerca di un lavoro rappresentano, precisa l’Istat, il 10,1% della popolazione in questa fascia d’età. L’aumento congiunturale della disoccupazione interessa prevalentemente la componente maschile (+4,0%) e, in misura modesta, quella femminile (+0,3%). In termini tendenziali cresce sia la disoccupazione maschile (+29,0%) sia quella femminile (+20,5%).
Si salva solo l’agricoltura
L’unica nota positiva è il dato sull’agricoltura, in controtendenza: registra, infatti, un incremento record del 10,1% di lavoratori dipendenti (gli indipendenti sono al +2,9%) nel secondo trimestre 2012. Un dato che fa felice Coldiretti, che evidenzia la crescita record del 13,7% al nord, ma anche del 3,5%. E un lavoratore su 4 ha meno di 40 anni, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani ed immigrati che hanno superato quota centomila.
La protesta della Cisl
«Un fatto drammatico che dà la temperatura di un paese malato», attacca leader della Cisl, Raffaele Bonanni. «Per curare il paese – spiega Bonanni – bisogna intervenire sui punti forti: aumentare la produttività, detassare i salari, incrementare le pensioni. Il paese – sottolinea il sindacalista – deve rivoltarsi come un calzino». «Quel che è più grave è che in un anno i disoccupati sono cresciuti di 554 mila unità (+2%) e che il tasso di occupazione complessivo continua a scendere, dopo molti anni è tornato al di sotto del 57%. La caduta degli occupati, in prevalenza gli uomini segnala che ormai la disoccupazione riguarda anche il nucleo tendenzialmente più stabile del mercato del lavoro, mentre la tenuta dell’occupazione femminile pur a livelli sempre bassi si spiega con lo spostamento verso il lavoro nei servizi alle persone», conclude la Cisl.
Sacconi allarmato
L’alto livello di disoccupazione emerso dai dati Istat rivela «livelli assoluti e dinamiche» paragonabili a quella del 1992, ovvero quando «l’Italia viveva una forte crisi economica e non era ancora stato avviato il processo riformatore del mercato del lavoro, che ebbe in Marco Biagi il fondamentale consigliere di governi pur diversi», dice Maurizio Sacconi, esponente del Pdl. Per l’ex ministro del Lavoro, il dato più preoccupante è quello relativo al mese precedente, oltre che con riferimento all’anno trascorso. «L’andamento della disoccupazione – prosegue Sacconi – sembra essere l’espressione di un complessivo irrigidimento dell’economia e di una forte depressione della società. Il governo deve interrogarsi e soprattutto interrogare le imprese per comprendere le ragioni di un così rapido declino della propensione ad assumere». Per Sacconi «non aiuta l’occupazione in particolare la sistematica aggressione dell’amministrazione nei confronti delle imprese per i profili di carattere fiscale e lavoristico, spesso in termini temerari e formalistici. Non ha aiutato la recente legge sul lavoro che a questo punto va rivista con rapidità, affinchè si ritorni a quelle intuizioni di Marco Biagi che avevano incoraggiato le assunzioni anche in presenza di aspettative incerte», conclude