Il Pd con l’ossessione del Cavaliere (anche se al governo c’è Monti)
È difficile pensare che i massimi dirigenti del Pd non sappiano che cosa sia una clausola di salvaguardia. Sono in Parlamento da anni, lavorano nelle commissioni, possono contare su esperti economici (dicono) di grande livello, si candidano a governare il Paese. Forse seguono alla lettera le parole di Baltasar Graciàn y Morales. «A volte la sapienza più grande – scriveva il filosofo gesuita spagnolo – consiste nel non sapere o nel fingere di non sapere». E loro, fingendo di non sapere, si sentono sapienti. Specie nei talk show, quando c’è da giustificare Monti e riesumare un antiberlusconismo di vecchia data. Una delle tante prove a “Ballarò”, dove Stefano Fassina, parlando dell’aumento dell’Iva deciso con la legge di stabilità, si è rivolto così ad Anna Maria Bernini: «Ma come fate – è il succo delle sue parole – a prendere una posizione contraria quando tutto avviene a causa vostra. Sono stati Berlusconi e Tremonti a inserire nella manovra della scorsa estate l’aumento dell’imposta». Ergo, questo governo sta solo dando seguito a delle decisioni prese dal Cav. Non è così. Quella manovra doveva tranquillizzare l’Europa e superare le sfiancanti negoziazioni con partiti e sindacati. Per questo fu inserita una clausola di salvaguardia che prevedeva – qualora non si fosse riusciti a varare riforme che erano già all’ordine del giorno – una copertura con l’aumento dell’Iva di due punti. È evidente, però, che a questo non si sarebbe mai arrivati se il centrodestra avesse continuato a governare. Il Cav non siede più a Palazzo Chigi da un anno, ci deveva pensare Monti. Le chiacchiere stanno a zero, il Pd dovrebbe saperlo. E interpretare meglio Baltasar Graciàn.