Gli italiani bamboccioni della politica
Quanto è bella l’adolescenza: ognuno fa come gli pare, rifiuta le responsabilità e se qualcosa va male è sempre colpa di qualcun altro. Una vita di dichiarazioni altisonanti, estremismi verbali e tanto poi si torna a casa e c’è mamma che cucina. E se ci si mette nei guai c’è papà che paga i danni o l’avvocato. Sembra la storia del rapporto che da secoli hanno gli italiani con la politica. Una storia in cui c’è sempre qualcun altro che decide per noi, più forte, più esperto, più ricco. A ben vedere ogni volta che qualcuno ha provato a far stare gli italiani sulle proprie gambe o è stato assassinato o esiliato o è finito appeso a testa in giù. Per il resto è stato tutto un invocare spagnoli o francesi, alleati o piani Marshall, nazioni guida del socialismo o paesi leader del mondo libero che ci dovevano dire cosa era meglio per noi. E poi banche mondiali o organismi internazionali, per arrivare oggi alle istituzioni europee, gli investitori esteri o i mercati. E se qualcuno osa rivolgersi al popolo è un populista. E questo pare essere – anche secondo alcuni suoi esponenti folgorati sulla via di Damasco, come Frattini – il peccato originale del Pdl. Rivolgersi al popolo, chiedere al popolo cosa vuole, mettere il popolo al centro di una strategia politica è assolutamente “male”. Non è cosa di oggi, era anzi il leit-motiv dei tardi esegeti dell’azionismo, come Giorgio Bocca. Il popolo non sa cosa è meglio per lui, se lo lasci votare fa scelte sbagliate. Meglio che alcuni “illuminati” decidano per lui. Il popolo non è mai “maturo” e deve essere sempre “educato”. A ben vedere – se dobbiamo badare al lessico – l’esatto opposto di populismo è demagogia. Il popolo va indirizzato per la strada giusta, anche a suon di ceffoni se necessario. Impaurirlo – con minacce di guerra nucleare, terrorismo o catastrofi economiche – per poi rassicurarlo con una caramella. Oggi più che mai gli italiani – se non tutti, parecchi – tornano a questo vecchio miserabile vizio. Gli americani o i tedeschi o i mercati hanno scelto l’uomo e la politica che fa meglio per noi. Noi non ci eravamo mai resi conto che ciò di cui avevamo bisogno erano due sonore scudisciate e andare a letto senza cena, ma, evidentemente, ce lo siamo meritato. E ad alcuni è pure piaciuto. Che nessuno quindi si sogni di costringerci a decidere da soli del nostro futuro. Troppa responsabilità. Scegliere chi governa? Roba da nazioni adulte.