Finalmente il via libera alle primarie. Il Pdl riparte
La nota con cui Berlusconi ha confermato ieri la sua non disponibilità a ricandidarsi come premier e ha rilanciato le primarie del Pdl per indicare un nuovo possibile candidato, è qualcosa di più di un annuncio che qualche amazzone o portavoce officioso potrà smentire. Dovrebbe essere una lezione di giornalismo per tutti quei colleghi – un esercito – che fino a ieri hanno riempito pagine con le dichiarazioni di vari personaggi che giuravano di parlare per suo conto. Se un fatto è un fatto, chi diceva ieri che Berlusconi era d’accordo con lei (o lui) per rifare un partito intorno alla propria persona, millantava. Il fatto da cui ripartire oggi è che il Pdl esiste (e non ci importa se è sotto il 15 per cento), che le migliaia di suoi eletti e legittimi rappresentanti non hanno alcuna intenzione di intonare il “tutti a casa”, che i suoi iscritti avranno da subito il diritto e il dovere di rilegittimare con le primarie la propria dirigenza. E almeno con questo si uscirà dall’odioso immobilismo che stava facendo morire di inedia un movimento di milioni di persone. La cosa che non si può fare in politica è stare fermi. E la seconda cosa che non si può fare è dare segnali confusi sulle proprie idee, come abbiamo fatto troppo a lungo coprendo azioni di governo che i cittadini e tutti noi ritenevamo intollerabili. E la terza cosa suicidale, ovviamente, è permettere che il nostro movimento venga interpretato o rappresentato sui giornali e in televisione da debuttanti allo sbaraglio, interpreti improvvisati o “biografi non autorizzati”. Queste cose “sfasciano”. Sfasciare è il contrario di legare insieme, unire e quindi consolidare. E rafforzare. Basta chiacchiere – ora parole d’ordine. Basta liti da pollaio – misuriamoci sulle iniziative. Basta “documenti” – facciamo manifestazioni di piazza. Basta attendismi – ora, al lavoro.