Perché Monti ha sciolto la riserva
Ogni governo tecnico, in Italia, è stato insediato con una mission bifida. Da un lato il compito tutto politico di stuprare la Costituzione imponendo modifiche di fatto agli assetti, rigidi fino all’immutabilità, della nostra Carta, concepita per impedire l’esistenza di un esecutivo forte e quindi di un governo che possa decidere. Ogni qualvolta dunque si è reso necessario un adattamento alla nuova realtà economica o geopolitica, si è realizzato attraverso il vecchio metodo golpista che gli Usa hanno sempre scelto per i Paesi considerati arretrati. Il secondo compito è sempre stato di natura più concreta e cioè la realizzazione di profitti a favore dei danti causa del commissario straordinario di turno che i poteri forti (che ovviamente non possono essere italiani) nominavano al comando del nostro Paese. L’Italia è una colonia economica della Goldman Sachs. Chi lo diceva in passato veniva tacciato di allucinazioni visionarie, ma da quando ci è stato imposto Mario Monti persino l’Espresso o il Corriere della sera lo hanno scritto a chiare lettere. Il quotidiano Mf, la scorsa settimana si è spinto oltre, aprendo la prima con il titolo “Goldman Sachs vota Pd” e riportando all’interno un sunto del report che la banca d’affari ha spedito ai suoi soci, che rivendicava il successo dell’operazione Monti e annunciava che solo con l’appoggio del Pd il commissariamento potrà continuare fino alla realizzazione di tutti gli obiettivi e dei dividenti promessi agli investitori. Quando Napolitano aveva sollecitato Monti a occupare Palazzo Chigi, già nel luglio del 2011, gli aveva prospettato una guerra lampo che si sarebbe conclusa con una marcia trionfale dopo pochi mesi. In realtà Monti ha trovato una situazione decisamente più complicata. La sua banca aveva previsto che il solo apparire della faccia serena del professore avrebbe fatto crollare lo spread e impennare le borse, consegnandogli la vittoria in un attimo. Previsione sbagliata, che ha allungato i tempi a dismisura. Monti si è recato in questi giorni al quartier generale del suo partito, al 200 West street di New York City, a giustificarsi. Si è intrattenuto a lungo con il principe degli speculatori Georges Soros, finanziatore tra l’altro di tutti i partiti di sinistra occidentali oltre che dei devastatori del G8 di Genova e del movimento degli indignados in tutto il globo. Si tratta di quel Soros che buttò la lira fuori dallo Sme speculando sul mercato valutario e che oggi detiene una parte importante del debito italiano, prorpio come la Cina controlla quello Usa. Lui gioca con il nostro spread come fosse uno jo-jo, lo fa salire e scendere a suo piacimento e a ogni movimento incassa miliardi. A lui Monti è andato a chiedere collaborazione e moderazione. In cambio di cosa? Qualunque cosa sia, dovrà avere ancora tempo per realizzarla. Quindi dovrà restare in controllo.