Super Inps in rosso? Che importa, paga lo Stato…

11 Lug 2012 20:48 - di

A pagare sarà lo Stato, tranquilli. È sconcertante la reazione dei tecnici di governo e del vertice Inps di fronte al “profondo rosso" di quasi sei miliardi a cui ammonta la gestione finanziaria del Super Inps, la “creatura" nata a seguito della fusione di Inpdap e Enpals, principalmente a causa delle perdite pregresse dell’Inpdap, ossia dell’ente che gestiva la previdenza dei lavoratori del pubblico impiego. Il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps (Civ) aveva lanciato un allarme sostenibilità dell’intero sistema pensionistico. Ma sia il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, sia il ministro del Lavoro Elsa Fornero pare l’abbiano presa molto sportivamente. Pensionati statali e non, state tranquilli, «nulla cambia dal punto di vista contabile per quanto attiene al disavanzo, perché «lo Stato continuerà a coprirlo». «Non mi sembra che ci siano fatti nuovi», ha poi detto la Fornero. «Noi sapevamo che l’Inpdap era in profondo squilibrio. Fino a quando l’Inpdap era separato dall’Inps, lo Stato pagava la differenza, con il trasferimento diretto. Oggi viene sempre coperto dallo Stato. Cambierà solo la modalità di copertura perché», ha spiegato entrando nei dettagli, «non credo ci sia un trasferimento diretto ma credo che l’Inps anticipi e poi lo Stato restituisca». Il governo ha cambiato le regole, ma la morale della favola è che si tratta solo di un trasferimento di deficit. Che lo Stato debba garantire la copertura non ci piove, ma la questione è tutt’altra: la creazione del Super Inps, approvata nella manovra finanziaria del governo Monti alla fine dello scorso anno, era stata motivata da una strategia precisa che doveva portare a una previdenza sostenibile in virtù di una ripartizione più razionale degli oneri. Una riforma che doveva mirare ad armonizzare e far convergere il sistema pensionistico mediante l’applicazione del solo metodo contributivo, nonché di migliorare l’efficacia e l’efficienza dell’intero settore. Gli obiettivi erano quelli di tagliare i costi. Le previsioni erano – rileggendo i dati che accompagnavano la manovra dell’esecutivo a fine 2011 –  quelle di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014, ma nel frattempo far risparmiare allo Stato qualcosa come 20 milioni di euro nel corso di quest’anno, per arrivare a 50 milioni di euro nel 2013 e 100 milioni di euro nel 2014. Invece le premesse non sembrano le più incoraggianti e soprattutto minimizzare i problemi non è la strada migliore per risolverli. Il problema è reale, è grosso, e non è eludibile assicurando soltanto che lo Stato ripianerà il “buco". La domanda è se questo governo abbia individuato o meno la strategia per supportare un settore più che mai nevralgico e già gravato dal “pasticcio" esodati. «Lo Stato, per forza, deve garantire la copertura» ha affermato il leader della Uil, Luigi Angeletti. «Perché è ovvio che i contributi dei lavoratori privati non possono pagare le pensioni di tutti». La domanda infatti è: chi pagherà per questo disavanzo?  I deficit non possono ricadere sulle spalle di milioni di lavoratori che pagano ogni anno un salasso di contributi previdenziali per garantirsi il futuro. Il segretario generale dell’Ugl, Giovanni Centrell,a è chiaro: «Che se ne faccia carico l’Inpdap o il Super-Inps, un fatto è certo: è lo Stato che può e deve garantire ai propri dipendenti le pensioni di oggi e di domani. Gli eventuali disavanzi degli Enti previdenziali sono stati prodotti da scelte molto discutibili di coloro che negli anni ci hanno governato, quindi se c’è un problema va risolto, ma non scaricandolo su chi non lo ha creato e soprattutto su chi vanta precisi diritti». Tuttavia anche nel caso del Super-Inps, come in molte altre scelte di questo governo «nasce il legittimo dubbio che l’obiettivo sia il solito: fare cassa e ridurre le spese dello Stato facendole pagare alla massa più numerosa, cioè a lavoratori, pensionati e famiglie». Insomma, un’ «operazione di cassa». ll segretario generale Spi-Cgil, Carla Cantone, ha aggiunto: «È vero che non servono gli allarmismi, ma un impegno concreto da parte dello Stato per risolvere tutte quelle questioni che hanno portato alla creazione del deficit». «L’ultima riforma delle pensioni ha ulteriormente rafforzato la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale italiano che oggi è in equilibrio. Il costo è stato fatto pagare pesantemente ai lavoratori e alle lavoratrici ai quali non possono essere chiesti ulteriori sacrifici», ha poi dichiarato il segretario Confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli. Che propone: «Per la Cisl è ovvio e quindi indispensabile che il disavanzo dell’Inpdap venga gestito tramite una contabilità separata che non incida sul Fondo pensioni lavoratori dipendenti e rispetto alla quale lo Stato provveda, come già avveniva in precedenza, alla copertura del deficit assicurando il pagamento delle prestazioni».
Sarebbero necessari altri comportamenti da parte del governo, per esempio «sarebbe importante e serio che il presidente Monti si occupasse personalmente di smentire e confutare con i numeri e le cifre le notizie apparse sui principali quotidiani che parlano del rischio di insostenibilità del sistema pensionistico e di un aumento dell’incidenza sul Pil della spesa di Super Inps addirittura di sei punti», ha sostenuto il deputato del Pdl, Guido Crosetto, che ha aggiunto: «Una notizia di questo tipo può influenzare i mercati e gli spread mille volte di più di una frase infelice del presidente di Confindustria e pertanto inviterei lui, il ministro Fornero a un’immediata e documentata smentita.Altrimenti oggi toccherà a loro assumersi le responsabilità di ciò che accadrà e sta già accadendo nei mercati».

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