Biografia di Del Piero tra trionfo e tramonto

28 Nov 2011 20:12 - di

Migliaia sono i bambini che ogni anno iniziano a correre dietro a un pallone nei più sperduti campetti di periferia. Se per molti di loro il sogno è indossare almeno per un minuto la divisa bianconera, il mito ha un nome e cognome: Alex Del Piero. Orgoglio e umiltà. Un campione universalmente riconosciuto che, paradossalmente, non ha mai vinto il “Pallone d’oro”. «Ma ne ha avuti diciannove, di palloni d’oro, nel cuore della gente», ci dice Roberto Savino, autore di Alex Del Piero minuto per minuto (Castelvecchi, pp. 288, € 16,50), da domani nelle librerie. Barese della classe 1970, Roberto era uno di quei bambini ed è rimasto uno di loro perché, appesi gli scarpini al chiodo e indossata la toga, non ha smesso di entusiasmarsi per la Vecchia Signora.

Cosa ha di diverso, il tuo libro, dalla solita biografia?

Tutto, è più una storiografia, un’antologia che analizza tutte le presenze di Alex sin dal suo debutto nel campionato primavera, con accenni doverosi alla nazionale, con tanti riconoscimenti ai compagni che hanno con lui condiviso gioie e dolori, senza tralasciare le emozioni provate come tifoso che ha amato il numero 10 più quando è stato in difficoltà che quando ha dispensato magie.

Vediamo se hai studiato, quanti scudetti ha vinto la Juve?

Mi fai le domande a trabocchetto? N ha vinti trentuno, visto che ogni juventino che conosce la storia conta anche quei due scudetti federali del 1908 e 1909. Piuttosto: tu lo sapevi che quota 300 gol, se contiamo quelli fatti con la primavera, è stata ampiamente superata?

Come sta vivendo Del Piero, dalla panchina, la sua ultima stagione?

Non bene, credo. Si allena sempre al massimo, indipendentemente che poi giochi un minuto o novanta. È un esempio per tutti gli altri. Vorrebbe lottare in campo con loro. Ma rimane il capitano anche dalla panchina. Ha insegnato con il suo comportamento a migliaia di star viziate come ci si comporta in questi casi. Saprà farlo anche questa volta, per il bene della Juve.

Cosa hai pensato del preavviso di licenziamento recapitatogli da Andrea Agnelli?

Forse quella dichiarazione è stata, come ha detto il mio amico Diego Bosco, inadeguata. E si è visto nei pochi minuti in cui Alex è entrato, penso al Meazza, che non è sereno. Sbagliare quel gol non è da lui, con quel piede d’appoggio troppo vicino al pallone. La forma è importante, non quanto la sostanza, ma è importante. Dai Andrea, per farti perdonare allungagli il contratto.

Chi è il nuovo Del Piero?

Nessuno. Perché c’è mai stato o ci sarà mai il nuovo Platini, o il nuovo Nedved? Sono articoli unici, come il Colosseo, la torre Eiffel o la cattedrale di Praga. Quando i grandi campioni lasciano, l’errore più grande è cercare con ossessione il loro giovane alter ego, caricandolo di ingiuste aspettative. Questo non toglie che ci saranno ancora grandissimi giocatori.

Come immagini il futuro di Del Piero?

Il futuro è una palla di cannone accesa e noi la stiamo quasi raggiungendo, è una frase di Francesco de Gregori, nella sua i muscoli del capitano…. Reputo Alex un uomo così intelligente che saprà in futuro ritagliarsi il ruolo che merita, magari in società. Rinunciare a persone come lui in ruoli decisionali, sarebbe davvero un delitto. Se poi vorrà giocare ancora, mettiamo da parte i nostri egoismi, facciamogli tutti questo regalo e non rattristiamoci se lo vedremo indossare una maglia d’oltreoceano…

Com’è stata Calciopoli vissuta da uno juventino?

Hanno voluto stravolgere la storia in poche settimane, ma la verità è venuta a galla lo stesso, piaccia o non piaccia. Nel libro mi sono limitato a evidenziare chi si è impegnato per difendere l’onore della mia squadra. Quando Alex ha deciso, da campione del mondo, di rimanere in B, si è fatto portavoce di un popolo che senza risse e senza isterismi ha accettato la punizione, anche considerandola ingiusta. Una cosa è certa, però: ogni juventino può guardare dritto negli occhi chicchessia.

Cosa pensi dell’azione legale risarcitoria intrapresa dalla società. Il tavolo “politico” convocato da Petrucci per il 14 dicembre potrebbe rivelarsi utile?

Doverosa, forse tardiva e non per colpa di Agnelli. In quell’agosto avremmo dovuto bloccare il campionato. Andare in C, se davvero lo meritavamo, ma facendo chiarezza. Ora è arrivato il momento di mettere un punto che tenga conto, però, di tutto. La serie B ce la siamo sorbita noi, con tutte le conseguenze del caso. Ma se Moratti mette il veto sullo scudetto del 2006, allora, che si siedono a fare?

La Juve quest’anno può vincere lo scudetto?

Fai questa domanda a uno che a sette giornate dalla fine se sta a venti punti dalla prima è ancora lì a far tabelle… Io mi fido di Conte, ed essendo barese non da ora, ma ringrazio il cielo che non sia venuto prima con la precedente dirigenza.

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