Taglio dei parlamentari e poi? Ecco cosa succede in Aula dopo la sforbiciata

9 Ott 2019 11:04 - di Redazione
fratelli d'italia

Il taglio dei parlamentari è diventato legge. La sforbiciata è stata data: la Camera ha approvato ieri in via definitiva la riforma costituzionale che riduce il numero di senatori e deputati. Ora passeranno rispettivamente dagli attuali 315 a 200 e da 635 a 400. Il voto ha raccolto un consenso bulgaro. I voti favorevoli sono stati 553 su 567 votanti, 14 i contrari e due astenuti.

Taglio dei parlamentari e poi?

Alla fine il taglio dei parlamentari è diventato legge. E poi? Tutti si chiedono: cosa accadrà adesso? Intanto fissati i paletti principali, si apprende che l’istituto dei senatori a vita viene preservato fino al numero massimo di cinque nomi che ciascun presidente può nominare. Nulla di nuovo: finora sempre cinque era il limite a cui ciascun inquilino del Quirinale poteva attenersi, e quello è rimasto. Ridotti invece gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4. E ancora: come riporta in queste ore il sito dell’Huffington Post, «la riforma costituzionale approvata definitivamente dalle Camere, è accompagnata però da un documento della maggioranza che prevede l’incardinamento entro ottobre di altri interventi sulla Carta che riguardano gli stessi articoli modificati dalla riforma appena licenziata».

Come incide sulle future riforme

Dunque, il taglio dei parlamentari, come ogni riforma costituzionale, può ora essere sottoposto a referendum confermativo se lo chiederanno 126 deputati o 64 senatori o cinque Consigli Regionali o 500.000 elettori; se tra tre mesi nessuno lo chiederà, la riforma sarà promulgata e sarà valida dalla prossima legislatura. E l’Aula si divide tra chi punta a farsi promotore di una richiesta di referendum tra i colleghi e chi vuole promuoverlo per far pronunciare i cittadini. Non solo: come riferisce sempre l’Huffington Post in un dettagliati servizio sul post sforbiciata, «il documento approvato lunedì dalla maggioranza prevede l’incardinamento a ottobre in Senato di tre riforme: equiparazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato (18 e 25 anni); taglio del numero dei delegati regionali nell’elezione del Presidente della Repubblica; modifica del principio della base regionale per l’elezione del Senato, così da dare un’unica legge elettorale per le due Camere.

I lavori parlamentari rischiano la paralisi

Ora però i lavori parlamentari rischiano la paralisi, soprattutto perché sarà impossibile convocare le Bicamerali in concomitanza con le commissioni permanenti di Camera e Senato. Dunque, la prima urgenza da affrontare riguarda proprio la modifica dei i Regolamenti dei due rami del parlamento dovrà intervenire su questi aspetti e anche su alcuni quorum.  A partire dalla definizione di tempi e modalità per la presentazione entro dicembre del «progetto di nuova legge elettorale per Camera e Senato».

 

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