Italia-Africa, Meloni: “Siamo qui per scrivere una nuova pagina di storia”. Ecco i pilastri del Piano Mattei

29 Gen 2024 12:23 - di Viola Longo
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In un’aula del Senato gremita dai rappresentanti delle delegazioni che partecipano al vertice e circondata dalle bandiere degli Stati africani e delle organizzazioni internazionali presenti, il premier Giorgia Meloni ha aperto i lavori di “Itali-Africa. Un ponte per la crescita comune”, imprimendo da subito quell’indirizzo fortemente operativo che il summit vuole avere e illustrando, se pur rapidamente, le azioni che l’Italia ha già messo sul tavolo in ciascuno dei cinque pilastri su cui si fonda il Piano Mattei, il progetto di cui il governo si è fatto promotore per imprimere una svolta ai rapporti di cooperazione con il Continente. Le “direttrici strategiche” sono istruzione e formazione; salute, agricoltura; acqua; energia. Le stesse al centro delle sessioni di lavoro della giornata alla quale partecipano, per la prima volta, i vertici delle nazioni interessate. Perché se è vero che conferenze Italia-Africa ce ne sono già state, è anche vero che questa è la prima volta che i protagonisti non sono i soli ministri degli Esteri, ma i capi di Stato e di governo. Un segno della “centralità e della rilevanza che l’Italia attribuisce al rapporto con gli Stati africani”, ha sottolineato il premier, chiarendo come anche la scelta del Senato come sede del vertice ne sia conferma.

Meloni: “L’Africa ha un posto d’onore nell’agenda di governo”

Circondata dai vertici delle istituzioni europee e dell’Unione africana, Meloni ha voluto sottolineare anche che quello di oggi è “il primo appuntamento della presidenza italiana del G7” ed è frutto “di una politica estera precisa, che porta a riservare all’Africa un posto di onore nell’agenda del governo”. “Vogliamo dimostrare che siamo consapevoli che il destino di Europa e Africa sia interconnesso”, ha aggiunto ancora il premier, rivendicando come l’Italia sia stata anche tra le “primissime nazioni” a sostenere l’ingresso stabile dell’Unione africana nel G20, che si è realizzato quest’anno.

Un nuovo modo di concepire la cooperazione con il Continente

La cornice è quella illustrata più e più volte dal premier da quando è arrivata a Palazzo Chigi: con l’Africa va costruito un rapporto da “pari a pari”, senza più quegli approcci “predatorio” o “caritatevole” che troppo spesso hanno caratterizzato le relazioni con il Continente e che “mal si conciliano con la straordinarie potenzialità” dell’Africa. Per questo per il titolo del vertice parla di “ponte per la crescita comune”, ha chiarito ancora Meloni, ricordando che l’Italia è naturalmente un ponte tra Africa ed Europa e che il nostro Paese ha il vantaggio di poter costruire queste nuove relazioni partendo “non da zero”, ma dalla “lungimiranza di Enrico Mattei”, che quel ponte seppe immaginarlo vedendo la possibilità di “coniugare l’esigenza italiana di rendere sostenibile la sua crescita” con quella delle “nazioni partner” di vivere “una stagione di libertà, sviluppo, progresso”.

Basta con la narrazione dell’Africa come “continente povero”

“A monte bisogna smontare le narrazioni distorte che descrivono l’Africa come un continente povero”, ha ammonito Meloni, ricordando che l’Africa ha il 30% delle risorse minerarie, il 70% delle terre coltivabili, il 60% della popolazione sotto i 25 anni. “Italia, Europa e vorrei dire il mondo intero – ha sottolineato il premier – non possono ragionare di futuro senza tenere nella giusta considerazione l’Africa”. “Noi – ha proseguito – vogliamo fare la nostra parte, avviando un ambizioso programma di interventi capace di aiutare il Continente a crescere e prosperare, partendo dalle sue immense risorse”. “Questa è l’ossatura del Piano Mattei”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, parlando degli interventi che si concentreranno su quelle cinque direttrici strategiche, evitando la dispersione in micro-interventi.

Il Piano Mattei e i progetti già messi in campo dell’Italia

Il Piano Mattei, ha chiarito ancora il premier, in ossequio alle sue premesse, non sarà dunque una “scatola chiusa da imporre e calare dall’alto”, come è accaduto in passato. “Anche il metodo deve essere nuovo, di condivisione e collaborazione con le nazioni africane, sia nell’identificazione sia nell’attuazione” dei progetti. E, dunque, eccolo a Roma il primo passo di questo nuovo percorso di confronto e crescita comune al quale l’Italia arriva potendo già presentare alcuni progetti avviati con diversi partner africani in ciascuno dei “5 pilastri”. Fra questi la realizzazione di un centro di eccellenza per la formazione nel campo delle energie rinnovabili in Marocco; la creazione di un progetto per migliorare l’accessibilità ai servizi sanitari primari in Costa d’Avorio, con particolare attenzione ai più fragili, a partire da donne e bambini; i numerosi progetti avviati nel campo cruciale dell’agricoltura, come il centro agroalimentare in Mozambico o il sostegno alla produzione di grano, mais, soia e girasole in Egitto, e che si avvalgono anche di tecnologie innovative, come il monitoraggio satellitare delle colture in Algeria, il potenziamento della stazione di depurazione delle acque non convenzionali per l’irrigazione in Tunisia. E, ancora, per quanto riguarda l’acqua, la costruzione di pozzi e reti di distribuzione con energie rinnovabili in Congo, o i progetti di collaborazione energetica con il Kenya, ricordando sempre che “l’Italia ha le carte in regola per essere l’hub naturale di approvvigionamento energetico per l’Europa”.

Un nuovo strumento finanziario con Cassa depositi e prestiti per agevolare gli investimenti privati

“Abbiamo individuato alcune nazioni africane del quadrante subsahariano e nordafricano”, che sarà poi allargato “seguendo una logica incrementale”, ha spiegato ancora Meloni, sottolineando la concretezza di questi progetti “capaci di generare un impatto per lo sviluppo” e che “intendo seguire personalmente”. Progetti nei quali, ha chiarito ancora Meloni, sarà necessario coinvolgere tutto il sistema Italia, col suo bagaglio di competenze. Il Piano Mattei, ha chiarito Meloni, parte con una dotazione finanziaria di 5,5 miliardi di euro, “ma questo non basta”, per questo l’Italia ha voluto coinvolgere le istituzioni finanziarie internazionali e sottolinea l’importanza del coinvolgimento di altri Stati donatori. Inoltre, ha annunciato il premier, entro un anno sarà creato “un nuovo strumento finanziario con Cassa depositi e prestiti per agevolare gli investimenti privati”.

L’importanza del Piano Mattei anche per garantire il “diritto a non dover emigrare”

Meloni, quindi ha ricordato che il Piano Mattei è anche uno strumento per “garantire il diritto a non dover essere costretti a emigrare”. “L’immigrazione illegale di massa non sarà mai fermata, i trafficanti di vite umane non saranno mai sconfitti se non si affrontano a monte le cause che spingono una persona ad abbandonare la propria casa. È esattamente quello che intendiamo fare: da una parte dichiarando guerra agli scafisti del terzo millennio e dall’altra lavorando per offrire ai popoli africani un’alternativa fatta di opportunità, lavoro, formazione e percorsi di migrazione legale”, ha sottolineato il premier, spiegando che “l’Africa che vediamo noi può e deve stupire”. “Si dice che dall’Africa sorge sempre qualcosa di nuovo, il mio augurio – ha concluso Meloni – è che da questo vertice sorga qualcosa di nuovo, per scrivere una nuova pagina nella storia”.

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