Ponte Morandi, collasso strutturale, forse per un fulmine: 35 i morti, 10 dispersi

14 Ago 2018 15:54 - di Paolo Lami
PONTE MORANDI GENOVA

Un volo di 70 metri. Macchine piene di persone – anche un bambino – che precipitano nel vuoto, con un boato terribile, insieme a tonnellate di solette e pilastri in calcestruzzo sprofondando nel sottostante torrente Polcevera. Sono morte così alle 11,50 del mattino, sotto una pioggia battente, le persone – 35, al momento, fra cui un bimbo di 10 anni, le vittime accertate, 10 i dispersi, 5 i feriti gravi in codice rosso, come confermano il Capo del Dipartimento della Protezione civile Angelo BorrelliFrancesco Bermano, direttore del 118 del capoluogo ligure – travolte dal collasso strutturale del Ponte Morandi dell’Autostrada A10 che scavalcava Genova all’altezza del torrente Polcevera e delle parallele via Enrico Porro, fra il civico 9 e il civico 10, e via Walter Fillak, una fila ordinata di palazzine a 6 piani sovrastate dal ponte che sfiora le finestre degli appartamenti a pochi metri di distanza e che oggi, intorno alle 14, sono state abbandonate dagli abitanti sfollati nel centro civico Buranello.

Le vittime sono passeggeri dei mezzi coinvolti nel crollo, 30 vetture e tre mezzi pesanti. I feriti sono 13, cinque dei quali in codice rosso e quattro in codice giallo: «Sono in atto le attività di ricerca e soccorso di altre persone coinvolte – ha aggiunto Borrelli – Il crollo non ha coinvolto abitazioni. Il ponte ha travolto due capannoni».

Chi ha visto la morte in faccia è Luigi, l’autista del camion dei supermercati genovesi Basko che è riuscito a fermare il suo mezzo sul ponte, a cinque-sei metri dal baratro mentre davanti a lui i mezzi che lo precedevano precipitavano nel vuoto.

Alcuni testimoni riferiscono di un fulmine che avrebbe colpito i tiranti del ponte sospeso sulle campate a V: «ho avuto come la sensazione che della corrente passasse dall’alto verso il basso, come se un tirante in sostanza sia stato colpito da un fulmine», racconta un ragazzo che stava guidando lungo via Fillak. Una circostanza dirimente che potrebbe spiegare molte cose.
«Erano da poco passate le 11,30 quando abbiamo visto il fulmine colpire il ponte – ha detto Pietro M. all’Ansa – e abbiamo visto il ponte che andava giù».

Che un fulmine possa avere avuto un ruolo sul crollo del Ponte Morandi «è un’ipotesi a cui non credo assolutamente. Tutti i ponti sono dotati di parafulmini. Non può essere stata questa la causa del collasso», esclude Paolo Clemente, ingegnere strutturista del Dipartimento di sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea.

Alcuni automobilisti che procedevano in direzione del centro del capoluogo ligure pochi istanti dopo il crollo hanno bloccato le auto e sono riusciti a rifugiarsi a piedi all’interno della galleria che precede il viadotto, con scene di panico e decine di persone in corsa in direzione opposta al punto del cedimento.
I soccorritori sono passati tra gli automobilisti bloccati nel tratto d’autostrada chiedendo se mancasse qualcuno dalle auto ferme in coda.

«Ero in macchina alle 11.30 circa, avevo appena passato il casello di Genova Aeroporto quando ho visto la prima coda di auto. Pioveva forte e ho pensato ad un incidente. Neanche il tempo di realizzare e ho visto decine di persone corrermi incontro a piedi. Piangevano e gridavano: «sta crollando il ponte, scappate», racconta Silvia Rivetti, 30enne genovese, tra i testimoni del crollo di Ponte Morandi – «siamo rimasti fermi in galleria un’ora abbondante, con i soccorritori che passavano auto per auto. Poi ci hanno fatto fare inversione uno per uno e fatto passare dall’altra carreggiata per poter tornare verso ponente e uscire dall’autostrada. Alcuni degli automobilisti che sono corsi dentro la galleria hanno raccontato di aver visto cedere uno dei tiranti che reggono la struttura, dopodiché il ponte ha ceduto». Prima si è sbriciolato il pilone centrale, poi è venuto giù tutto il resto.

Un’ipotesi, quella del collasso strutturale che trova conferma anche nell’analisi di Carlo Civelli, presidente dei geologi liguri: «per una volta tanto non sembra esserci un problema di dissesto idrogeologico, ma, piuttosto, legato alla struttura del ponte. Dal punto di vista geologico, non ci sono zone instabili nel tratto interessato dal crollo. Stiamo parlando della piana del torrente Polcevera, una zona che presenta problemi idraulici e soggetta a fenomeni di piena a causa dei restringimenti. Ma al momento il torrente è praticamente in secca…«, sottolinea Civelli che esclude anche il collegamento con il maltempo. «Non credo proprio che c’entri qualcosa il temporale, penso di più a un cedimento strutturale», ipotizza.

Simile l’ipotesi di Massimo Mariani, tra i componenti del Consiglio nazionale degli ingegneri, secondo il quale «a Genova si è verificato il crollo di un pilone, un’eventualità assolutamente imprevedibile», su cui la pioggia battente sulla città non ha inciso: «per capire cosa è successo bisogna ricordarsi che è un ponte degli anni Sessanta che, nel tempo, è stato sottoposto a tante sollecitazioni. Queste strutture ardite, opere importanti di ingegneria, hanno bisogno di un’attenzione continua. Quanto accaduto non è certo dovuto a un difetto di origine – esclude l’ingegnere -, ma a quello che in gergo tecnico si chiama “rottura di fatica”».
Il crollo, secondo Mariani, sarebbe «legato all’assenza di una programmazione seria di manutenzione di cui l’Italia, da anni, non sa dotarsi». Una circostanza recisamente esclusa da Autostrade per l’Italia, concessionaria del tratto.

Sul Ponte Morandi «erano in corso lavori di consolidamento della soletta del viadotto e che, come da progetto, era stato installato un carro-ponte per consentire lo svolgimento delle attività di manutenzione», rivela la concessionaria del tratto, Autostrade per l’Italia in una nota, ricordando che la realizzazione della struttura risale agli anni ’60.

«I lavori e lo stato del viadotto erano sottoposti a costante attività di osservazione e vigilanza da parte della direzione di tronco di Genova», assicura l’azienda di Benetton annunciando che «le cause del crollo saranno oggetto di approfondita analisi non appena sarà possibile accedere in sicurezza ai luoghi».

Proprio il 3 maggio di quest’anno quanto Autostrade per l’Italia aveva annunciato la ristrutturazione del viadotto del Polcevera a Genova, per un costo appaltato a procedura ristretta, è scritto sul sito della società, di 20 milioni di euro per gli interventi di adeguamento strutturale del viadotto Polcevera al km 000+551 dell’autostrada A10 Genova-Savona.

«Non mi risulta che il ponte era pericoloso e che andava chiuso – contesta l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, Giovanni Castellucci, respingendo così quanto sostenuto da un giornalista del Gr1 che lo intervistava e secondo il quale da anni si diceva che il ponte andava chiuso perché pericoloso – Autostrade per l’Italia ha fatto e continua a fare investimenti. Non mi risulta ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non è così, non mi risulta».

I primi soccorritori hanno trovato diversi mezzi – una decina quelli coinvolti – schiacciati sotto le macerie del Ponte Morandi con persone morte all’interno. Le auto sono incastrate e schiacciate tra le macerie del ponte mentre alcuni mezzi pesanti sono finiti nel torrente Polcevera nei pressi della zona di Ikea.

Entrambe le carreggiate dell’A10 sono precipitate al suolo per circa duecento metri travolgendo, fra l’altro, parte di un capannone dell’Amiu, l’azienda ambientale del comune di Genova, dove si trovano gli uffici e dove viene gestita la logistica. Una parte del fabbricato risulta distrutta così come due furgoni Porter e un camion che risultano schiacciati. I vigili del fuoco, che sono al lavoro per verificare se vi siano vittime sotto le macerie, stanno valutando se evacuare il resto del capannone.

La tragedia avrebbe potuto essere ben peggiore poiché il crollo del viadotto ha sfiorato i capannoni di Ansaldo Energia, una delle principali industrie di impianti per la produzione di energia d’Italia e il più grande produttore italiano di turbine per centrali elettriche, il cui ingresso della fabbrica si trova proprio sotto il viadotto una parte del quale è precipitato su un parcheggio in quel momento fortunatamente vuoto poiché l’azienda è chiusa in questi giorni e i 3.400 dipendenti sono in ferie.

Secondo i primissimi accertamenti dei vigili del Fuoco, all’origine del crollo vi sarebbe un cedimento strutturale avvenuto nel tratto che sovrasta via Walter Fillak, nella zona di Sanpierdarena.

Sono circa 12 i feriti estratti vivi dalle macerie del crollo di Ponte Morandi: «In questi minuti è in corso il trasporto negli ospedali cittadini – ha detto il direttore del 118 di Genova, Francesco Bermano – l’infrastruttura è crollata, collassando su se stessa nella parte centrale sul sottostante letto del torrente Polcevera, 50 metri circa, trascinando con se auto e camion che transitavano in quel momento nel tratto».

Retto da 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza, Ponte Morandi, con una lunghezza di 1.182 metri e un’altezza al piano stradale di 45 metri, è il viadotto che attraversa la Val Polcevera. Il crollo si è verificato nel secondo tratto, verso il raccordo con l’autostrada A7.
Progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi, da cui prende il “soprannome” di Ponte Morandi, costruito tra il 1963-1967 dalla società Condotte con la tecnica del cemento armato precompresso e inaugurato il 4 settembre del 1967, il viadotto permette di scavalcare il fiume e i quartieri di Sampierdarena e Cornigliano di Genova.

Non a caso in queste ore la viabilità e i trasporti verso il capoluogo ligure sono completamente in tilt: da ponente sono circa 30 i chilometri di coda registrati in autostrada con inoltre uscita obbligatoria all’aeroporto. Sospeso anche il traffico ferroviario. All’ospedale Villa Scassi di Genova Sampierdarena, il più vicino, è stata allestita l’unità di crisi. Nella zona del crollo sono in corso le evacuazioni dei palazzi limitrofi all’area del disastro.

Sul posto si è recato il procuratore aggiunto, Paolo D’Ovidio facente funzioni di procuratore capo: «disastro indicibile – ha detto – il bilancio è destinato a salire. Dobbiamo ancora cercare persone tra le macerie e poi decidere come procedere con le indagini». La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo. Titolare dell’inchiesta il dottor D’Ovidio insieme al pm di turno Terrile.

 

Commenti

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  • salvatore 16 Agosto 2018

    un fulmine? si in testa a chi ha eseguito le manutenzioni

  • Ferdinando 16 Agosto 2018

    Vogliamo conoscere le vere cause e severe punizioni per gli irresponsabili senza se e senza ma!!!!! Subito e non fra vent’anni

  • giulio 14 Agosto 2018

    Un fulmine? Ma non scriviamo sciocchezze!
    C’è un altro vostro articolo che illustra bene la situazione: il ponte era del tutto inadatto per un traffico enormemente maggiore di quello per cui era stato progettato, occorreva costruire una opera parallela su cui instradare la maggior parte del traffico, “la Gronda”, ma gli “ambientalisti” si sono ferocemente opposti, ben supportati da M5S e da Grillo in persona, che arringava la folla urlando “Dobbiamo fermarli chiamando l’esercito!”, come raccontato in altro articolo del Secolo.
    Basta governo M5S! finiremo tutti in un burrone!

    • ANDREA 14 Agosto 2018

      Sono quasi 30 anni che si parla della bretella aggiuntiva… Non diciamo che é colpa di Grillo che non si è mai fatta altrimenti facciamo ridere i polli. Governi di tutti i colori non hanno fatto un bel niente