Atei e agnostici perseguitati: India e Pakistan in testa alla “blacklist”

7 Dic 2017 15:38 - di Redazione

“In almeno 85 Paesi al mondo, compresa l’Italia, atei e agnostici subiscono gravi discriminazioni e in 30 le discriminazioni sono gravissime e in una decina l’apostasia è punita con la pena di morte”. Lo sottolinea l’Uaar, Unione atei agnostici razionalisti, a proposito di quanto emerge nel Rapporto 2017 sulla libertà di pensiero nel mondo presentato al Parlamento europeo. Nel corso dell’anno, denuncia il Rapporto, “si sono registrati casi di atei e agnostici attivamente perseguitati in almeno 7 Paesi: omicidi di umanisti o atei in Pakistan, India e Maldive; nuove ondate di incitamento all’odio o alla violenza in Malesia, Mauritania e Pakistan; nuove sentenze di pena di morte per apostasia dall’Islam all’ateismo in Sudan e Arabia Saudita”. Ma “questi particolari sviluppi in 7 Paesi sono solo la punta dell’iceberg della vasta macchina di discriminazione contro atei e agnostici che esiste in quasi tutti i Paesi del mondo – sostiene Bob Churchill direttore della comunicazione dell’Iheu, International Humanist and Ethical Union – Sono infatti 30 i Paesi in cui almeno uno dei 60 indicatori utilizzati per redigere il Rapporto registra violazioni gravissime”. I Paesi chiamati in causa sono: Afghanistan, Cina, Bahrain, Bangladesh, Brunei, Comore, Egitto, Eritrea, Etiopia, Gambia, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kuwait, Libia, Malesia, Maldive, Mauritania, Marocco, Nigeria, Corea del Nord, Pakistan, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Siria, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen. In 12 di questi Paesi (Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Somalia, Sudan, Emirati Arabi Uniti,Yemen) l’apostasia può essere punita con la condanna a morte. Di questi, cinque (Afghanistan, Iran, Nigeria, Arabia Saudita e Somalia, cui va aggiunto il Pakistan) prevedono la pena di morte anche per il reato di blasfemia”. Ci sono poi 55 Paesi che si piazzano nella seconda fascia, quella delle “violazioni gravi, di solito riguardanti il controllo religioso sulle leggi riguardanti la famiglia o questioni morali e la punibilità della blasfemia”, tra cui anche diversi Paesi europei: Bosnia-Erzegovina, Croazia, Danimarca, Germania, Grecia, Malta, Macedonia, Ungheria, Italia, Polonia, Russia. Nel Rapporto si osserva infine che “dove atei e agnostici sono perseguitati, di solito lo sono anche le minoranza religiose. Non è una coincidenza: i diritti umani sono infatti interconnessi e indivisibili”. “La sezione del Rapporto dedicata all’Italia – sottolinea Adele Orioli, portavoce dell’Uaar – delinea un elenco di criticità: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo”. Anche l’Italia, poi, “è tra i Paesi che puniscono la blasfemia, anche se il reato è stato depenalizzato e ridotto a illecito amministrativo. Inoltre, se bestemmi via social sei passibile di istigazione a delinquere, reato penale”.

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