Scontro governo-magistrati. E Alfano si ricorda di essere stato berlusconiano

24 Ott 2015 13:34 - di Redazione

Ancora saette incrociate all’indomani del braccio di ferro tra governo e magistrati. «Non vogliamo lo scontro e non facciamo paragoni con il passato. Chiediamo riforme concrete e risposte forti e questo non sempre è accaduto sulla corruzione», rincara la dose il segretario dell’Anm Maurizio Carbone, dal palco del congresso nazionale dell’Associazione magistrati in corso a Bari. «La stessa politica sta facendo autocritica: se in meno di 2 anni si sta modificando la legge Severino vuol dire che avevamo ragione», aggiunge il numero uno del sindacato delle toghe, «ci ribelliamo al tentativo di delegittimazione della magistratura». Non è aria di mediazioni. Da Benevento il ministro dell’Interno passa al contrattacco.

Alfano: magistrati, che faccia tosta

«Credo che ci voglia coraggio e una certa faccia tosta per attaccare questo governo. Invece dell’autocritica, per quanto successo a Palermo, arrivano gli attacchi. È un modo ottimo per sviare l’attenzione ma nessuno si illuda che non ce ne siamo accorti», dice un Angelino Alfano furioso con i magistrati militanti, come ai vecchi tempi berlusconiani. «Nel momento in cui questo governo ha fatto leggi importati, in cui il contrasto a Cosa Nostra va bene, e nel momento in cui tutta l’opinione pubblica nazionale si aspetta una profonda autocritica e parole molto forti per spiegare da parte della magistratura quello che è successo a Palermo, si manda un messaggio devastante all’opinione pubblica che pensa che, se così vengono gestiti i beni confiscati da coloro i quali devono contrastare la criminalità organizzata, c’è qualcosa di molto grave che non quadra».

Orlando: è un alibi

Più soft il commento del ministro della Giustizia, Andrea Orlando (atteso nelle prossime ore al congresso dell’Anm) che cerca di stemperare le polemiche con i magistrati. «So che quei toni e qualche accento acuto siano un tentativo di tenere insieme la magistratura in un momento in cui ci sono scontri significativi al suo interno», ha detto il Guardasigilli da Milano. «L’Anm  non faccia gli stessi errori che in passato ha fatto la politica, cioè pensare che chiunque critica e chiunque chieda un cambiamento debba essere visto come un nemico…». Prova ad alleggerire il clima anche il numero due del Csm, Giovanni Legnini: «Per quel che mi riguarda, per quel che riguarda il Consiglio superiore della magistratura, con il ministro Orlando c’è piena collaborazione. Stiamo insieme, ciascuno dal suo punto di vista nella distinzione dei ruoli che è netta, affrontando il tema della riforma del governo autonomo della magistratura, per via legislativa il ministro, per via regolamentare di normazione secondaria il Consiglio superiore».

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