Eugenio Wolk e i sommozzatori: un’altra invenzione del fascismo

19 Giu 2015 16:10 - di Antonio Pannullo
Un uomo rana; un "maiale"; Eugenio Wolk

Vent’anni fa esatti scompariva in Svizzera un grande italiano, non abbastanza ricordato, che moltissimo fece per la patria, per la Marina militare italiana, per il progresso tecnologico del nostro Paese: Eugenio Wolk. Eugenio Wolk, nato Wolkoff nel 1915, conobbe presto le ingiustizie della vita. A soli due anni fu costretto a fuggire dalla sua terra, l’Ucraina, a causa della rivoluzione d’ottobre: apparteneva infatti a una famiglia nobile che in gran parte fu sterminata dalle Guardie Rosse. Fuggì quindi dalla natìa Cernigov con mezzi di fortuna per riparare inizialmente a Costantinopoli, poi a Taranto e infine a Roma, dove ottenne la cittadinanza italiana. A soli 18 anni, nel 1933, si arruola nella Regia Marina. Partecipa nel 1936 alla guerra di Spagna e con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale partecipa alla battaglia di Punta Stilo del luglio 1940. Nel dicembre dello stesso anno fu assegnato alla I Flottiglia Mas (che in seguito sarebbe divenuta Xa) dove partecipò all’istituzione del celebre Gruppo Gamma, comandato da Angelo Belloni, una forza speciale di nuotatori d’assalto che si addestravano segretamente alla Spezia. Sono in pratica i pionieri della subacquea e i primo sommozzatori nacquero lì. Il Gamma rappresenta anche il primo nucleo degli incursori della Marina. Fu proprio durante il massacrante addestramento dei sub a Eugenio Wolk venne un’idea: poiché la marcia sul fondale fangoso con gli autorespiratori (il famoso autorespiratore Aro, pur essendo stato progettato da un inglese, fu adattato per la prima volta all’uso subacqueo dal gruppo Gamma) si dimostrò poco pratica e pericolosa, si pensò di trasportare i mini-sommergibili su un sommegibile più grande fino a una certa distanza dall’obiettivo, e poi raggiungere il porto a cavallo dei mini-sommergibili e piazzare l’esplosivo a nuoto. Il tutto di notte per non essere visti. Anche per questo gli incursori subaquei dovevano indossare mute scure e pinne scure (le pinne tra l’altro furono perfezionate proprio da Wolk), immagine che suggerì agli inglesi il termine di frogmen, gli uomo-rana, quando videro nel porto di Alessandria il tenente di vascello Luigi Durand De La Penne e il capo-palombaro Emilio Bianchi che gli fecero saltare la corazzata Valiant. Ma questa è un’altra storia.

Dopo la guerra Wolk emigrò in Argentina dove fondò gli incursori

La Decima Mas portò moltissimi quanto eroici attacchi nei porti nemici, e il loro progetto era di arrivare sin dentro il porto di New York, progetto che avrebbe avuto un impatto psicologico enorme tra gli “alleati”. Ma l’azione, per varie ragioni, non si concretizzò. Dopo l’8 settembre 1943, Eugenio Wolk incontrò a Livorno il comandante Junio Valerio Borghese, al quale rappresentò la sua intenzione di ricostituire i Gamma nella Repubblica Sociale Italiana. Cosa che fu realizzata, con grandi progressi in campo tecnico. Le operazioni e il comportamento della Decima suscitarono il rispetto dei nemici, e in particolare dell’omologo di Wolk in campo inglese, il famoso sub Lionel “Buster” Crabb, frogman della Royal Navy, che poi scomparve in circostanze misteriose nel 1956. Ma questa è ancora un’altra storia. Comunque Crabb e gli inglesi capirono che avrebbero dovuto utilizzare le risorse, le competenze e la tecnologia degli incursori della Decima, per cui trattarono con Wolk la resa dell’unità, considerandoli prigionieri sulla parola e affidando loro l’incarico, delicatissimo, di sminare la baia di Venezia e di recuperare del naviglio affondato dai tedeschi. Per svolgere questo incarico Wolk e gli altri furono inquadrati nella Allies Navies Experimental Station, cosa che garantì loro una certa immunità. Nei due anni successivi il gruppo si conquistò grandissime benemerenze, per aver svolto quel rischioso lavoro in modo esemplare, ma Wolk decise di emigrare, in quanto come combattente della Rsi non gli sarebbe stato consentito di rientrare in Marina e probabilmente sarebbe stato anche perseguito. Andò quindi, era il 1947, con tutta la famiglia in Argentina sulla motonave Ugolino Vivaldi, dove, come consulente tecnico della locale Marina militare, istituì il primo nucleo degli incursori militari, gli hombres ranas, apportando anche importanti modifiche tecniche ai mezzi e fondando la Scuola per palombari e sommozzatori. A Wolk arrivarono numerosi riconoscimenti dal governo argentino. Nel 1961 Wolk rientrò in Europa, stabilendosi in Svizzera, nel Canton Ticino, dove morì il 17 giugno del 1995. Su di lui è stato fatto un interessantissimo libro, Eugenio Wolk “Lupo”, Comandante dei Gamma della Xa Mas, a cura di Bruna Pompei. Per concludere, non si può non ricordare che Wolk, insieme ad altri suoi camerati, Junio Valerio Borghese (nella parte del “regista”) Gino Birindelli, Elios Toschi, Luigi Ferraro, fu accusato nel 1992 da uno storico russo di essere l’autore dell’esplosione della nostra nave Giulio Cesare nel porto sovietico di Sebastopoli, esplosione avvenuta nel 1955. Tutti ovviamente respinsero le accuse. Ferraro la definì una “patacca” russa. La nave probabilmente urtò contro una mina presente nelle acque del porto, oppure la gestione del munizionamento non fu prudente da parte dei sovietici.

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