Tutti rimpiangono Gheddafi? Ecco come il Pd brindò ai “partigiani libici”

30 Mag 2015 14:39 - di Girolamo Fragalà

Salutarono la caduta di Gheddafi con i fuochi d’artificio. Le anime democratiche nostrane brindarono alla liberazione in salsa partigiana della Libia, «il tiranno non c’è più», «la rivoluzione non russa» e altre corbellerie del genere. Ora non dicono più niente. Zitti. Bocche cucite. Gli sbarchi non si fermano più, gli immigrati arrivano a migliaia sulle nostre coste, da mesi c’è l’emergenza profughi e si susseguono le rivolte dei residenti contro i centri di accoglienza trapiantati nel cuore delle città e nelle periferie. Il Pd si nasconde, non c’è stata la primavera araba ma l’inverno, che ha ghiacciato qualsiasi speranza di quei popoli.

 Gheddafi, la primavera araba e Berlusconi

«Abbiamo davanti a noi una questione libica non ancora risolta. Fino a quando non sarà risolta sarà difficile fermare gli sbarchi di migranti», ha ribadito Angelino Alfano, a Palermo. Se ne sono accorti tutti, persino quelli del Pd. Ma ormai la frittata è fatta, i danni sono stati enormi. Quando la Francia fece decollare una flotta aerea con l’ordine di bombardare la Libia, avviando il conflitto più incredibile degli ultimi anni, la sinistra internazionale si mobilitò per abbattere il regime del Raìs, sollecitando l’Italia a fare altrettanto. Già, non potevamo essere i soli contro. Sarebbe stato come schierarsi col tiranno contro la democrazia, in base alle logiche del Pd. Berlusconi era sotto tiro, il Pd e tutte le truppe democratiche insistevano, «via Gheddafi, nessuno si tiri indietro» perché la primavera araba – secondo loro – avrebbe garantito un futuro radioso ai popoli.

 Le parole di Enrico Letta e di Gad Lerner

Ecco perché ora restano muti, non pronunciano nemmeno una sillaba. Meglio tacere che ammettere di aver combinato un disastro. Ma le dichiarazioni del Pd restano scolpite, è impossibile cancellarle. Una per tutte, quella di Enrico Letta: «Finalmente cade il regime di Gheddafi. La svolta a Tripoli è una buona notizia per l’Italia. Alla luce degli ultimi avvenimenti è stato un bene che l’Italia abbia partecipato alla missione internazionale. Se questo non fosse avvenuto la situazione libica sarebbe sicuramente diversa e allo stesso tempo gli interessi italiani in quell’area così cruciale per noi oggi sarebbero senz’altro in bilico. Questo esito fa giustizia di tante titubanze e prese di distanza che anche dai palazzi italiani più autorevoli sono arrivate in questi mesi». Il riferimento alle titubanze di Berlusconi è chiaro. Ora dovrebbe ammettere, il buon Letta, che aveva ragione il Cav.

E Gad Lerner sulla caduta di Gheddafi? «Una guerra piena di secondi fini, ma intrapresa a seguito di un’autentica sollevazione popolare – scrisse – giunge infine al risultato inesorabile per cui ricorderemo questo anno 2011: la caduta dei tiranni. Gheddafi rovesciato dagli insorti 42 (quarantadue!) anni dopo la sua ascesa al potere, è un evento che non può non rallegrare ogni sincero democratico. Capisco l’imbarazzo di chi c’è andato a braccetto fino a ieri; e dei vili che hanno sottoscritto l’impegno militare per abbatterlo ma speravano fosse solo per finta. Scrivo ancora nel mezzo degli eventi, potrebbe ancora darsi il peggio anche se il finale sembra scritto. Ma voglio già esprimere la mia esultanza. Senza Gheddafi, dopo Gheddafi, il segnale del via libera alla rivoluzione democratica nel mondo arabo si rafforza». Messo nero su bianco.

 

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