Il Pd pronto a scaricare la crisi su Napolitano. Ma a difenderlo sarà il Cav

29 Ott 2014 15:19 - di Mario Landolfi

Prendete le perplessità suscitate dal vedere Napolitano sentito come teste nell’ambito del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia; aggiungete l’interesse di Silvio Berlusconi a tenere ben saldo in sella l’attuale Inquilino del Quirinale in funzione di garante del prosieguo della legislatura; ora inserite l’endorsement (via Sole 24 Ore) di Massimo D’Alema in favore di una “presidentessa” quindi miscelate il tutto con le parole del bersagliano Alfredo D’Attorre (“a tre anni di distanza possiamo dire che il disegno politico di Napolitano per uscire dalla crisi è fallito”) e vi renderete presto conto che le tensioni tra i partiti stanno inequivocabilmente imboccando la salita che porta al Colle più alto della politica nazionale.

Giù dalla torre il “compagno” Giorgio

La sorgente delle fibrillazioni è il Pd. L’intemerata di Renzi contro la Cgil, seguita in ordine di tempo a quella contro l’Associazione dei magistrati, ed il suo attivismo sulla legge elettorale hanno fatto scattare l’allarme rosso nel partito. Dove non è stato difficile capire che se al premier sta riuscendo quel che non è riuscito a Berlusconi è solo perché, a differenza, del suo predecessore, lui ha spalle ben protette. E questo non per simpatia personale o per vicinanza politica, ma solo in considerazione dell’assenza di alternative valide all’interno di uno scenario ancora dominato da una crisi economica senza precedenti. Ne consegue che nella vecchia guardia del Pd molti cominciano a pensare che se ora è difficile impallinare il “compagno” Renzi, non sarebbe però impossibile accorciare di molto il secondo settennato del “compagno” Napolitano. Per ora, sul tema intervengono le seconde file, come D’Attorre appunto. Ma dietro di loro non è difficile scorgere le sagome dell’antica nomenklatura piddina.

Il Cavaliere e il Presidente nemici del voto anticipato

Chi, invece, ha un interesse ancor più vitale di Renzi a difendere il Quirinale è Berlusconi. Il quale sa che fintanto che al Colle c’è Napolitano non esiste la possibilità di andare al voto anticipato. Un voto che teme come la peste perché troverebbe il centrodestra in mezzo al guado e per di più dilaniato da feroci polemiche interne. Oggi, dunque, l’attuale capo dello Stato è la polizza sulla vita politica del Cavaliere. E il Cavaliere è il miglior cuscinetto di protezione di cui Renzi possa disporre nell’arrocco a difesa di Napolitano. Il quale, a sua volta, è navigatore fin troppo esperto per non capire che lo aspetta un mare in burrasca.

 

 

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