L'intervista
Montaruli: “C’è un filo rosso di violenza giustificata dalla sinistra. Le parole della Albanese lo confermano”
La deputata era tra i delegati Fratelli d'Italia che hanno portato la solidarietà a La Stampa in sede. E al Sindaco di Torino che sul Centro sociale Askatasuna chiama in causa il Viminale, risponde: bugie. Lo russo smetta di dialogare con loro e chieda lo sgombero
Augusta Montarli, vicepresidente dei deputati di Fratelli d’Italia e parlamentare di Torino, sabato era nella delegazione del partito per portare solidarietà alla redazione del quotidiano La Stampa, vittima di una gravissima devastazione
La libertà di stampa va tutelata e l’atto subito dal quotidiano torinese è vigliacco e violento. Inammissibile che la redazione sia stata presa come bersaglio solo per aver riportato la verità. Ancora più sconcertante il messaggio lasciato dagli aggressori che hanno parlato di “sanzione” nei confronti dei giornalisti. Parole non molto diverse da quelle di Albanese che con il suo “monito” ha confermato come ci sia un filo rosso di violenza diffusa e giustificata a cui tutti ci dobbiamo ribellare.
Gli inquirenti sono al lavoro e decine di responsabili sono stati individuati. Molti di questi, secondo quanto detto dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, risultano essere affiliati al centro sociale Askatasuna. Eppure non le sembra che questa volta la matrice non sia considerata così rilevante come in altre circostanze?
Questo episodio dimostra come a sinistra ci sia un problema di tolleranza, rispetto, democrazia. Negli ultimi anni abbiamo assistito a diversi episodi di violenza sempre da quelle frange nel silenzio dei partiti alla nostra opposizione. Oggi l’Italia tutta paga quella mancata presa di distanza: l’assenza di una stigmatizzazione e di provvedimenti di isolamento degli estremismi sta portando tutti a sentirsi legittimati agli atti più violenti. Se sai che ad una manifestazione possono esserci delle sacche di facinorosi o non ci vai o pretendi che non ci siano loro. non stiamo parlando di soggetti sconosciuti ma pianamente riconoscibili, legati a galassie di collettivi e centri sociali. D’altra parte, come avvenuto a torino, quando esponenti dei partiti che hanno governato o governano la città manifestano per la liberazione di un individuo ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale e che gli aggressori a la stampa definiscono “fratello” si ha la certezza di simili aderenze.
Centro sociale Askatasuna che, ricordiamolo, il Comune di Torino considera ‘un bene comune’ e con il quale ha stretto un patto di collaborazione. È opportuno?
È scandaloso ma avviene per una ragione politica: evidentemente anche questo patto dimostra quantomeno ideologicamente come parte della sinistra dipenda da queste frange che mal sopporterebbero l’isolamento delle persone che ruotano intorno ad Askatasuna, Questa commistione però la paga l’Italia e la città tutta. Quel centro sociale va sgombrato e il palazzo destinato ad un uso che nulla ha a che vedere con quella sigla non per l’occupazione in sé ma perché nessun pentimento vi è mai stato verso gli atti di violenza compiuti anzi la loro aggressività dettata da un odio ideologico e’ più che mai attuale.
In una intervista uscita proprio stamattina il sindaco di Torino, Stefano Lorusso, dice che il Ministero dell’Interno può sgombrare il centro sociale e che lo sgombero non è comunque una soluzione…
Sono bugie. Il Viminale può sgombrare solo se vi è una richiesta da parte del proprietario che è il Comune, quindi da parte del sindaco stesso. In alternativa può disporre il sequestro se disposto dalla magistratura. Anzi voglio ringraziare il Governo con il Ministro Piantedosi per aver più volte attenzionato la città rispetto alla pericolosità di tale centro sociale. Un ringraziamento va anche alle forze dell’ordine, in prima linea nel difendere i torinesi da questi facinorosi ed i primi ad esserne aggrediti.
Cosa possono fare le istituzioni per contrastare questi fenomeni di violenza?
Smetterla di dialogare con loro, isolarli, togliergli gli strumenti per far del male, togliergli la base logistica, toglierli la palazzina e non consegnargliela così come invece sta avvenendo.