
La sentenza del Tar
Maresciallo della Marina militare stroncato da un tumore legato all’amianto: risarcimento di 600mila euro
Il Tar del Friuli Venezia Giulia ha condannato il ministero della Difesa a versare oltre 600 mila euro di risarcimento alla vedova e ai due figli di un militare della Marina, il maresciallo Tommaso Caserta, infermiere, morto in seguito alla esposizione di amianto. Non sarebbero state predisposte, infatti, “le misure necessarie a proteggere il militare dai rischi correlati all’esposizione ad amianto durante il servizio svolto sulle unità navali, contribuendo a determinare l’insorgenza del mesotelioma pleurico che ne ha causato la morte”. Lo riporta il quotidiano Il Piccolo in edicola oggi che cita anche il legale della famiglia, l’avvocato Ezio Bonanni, il quale definisce “storica” la sentenza.
Risarcita la famiglia di Tommaso Caserta
Tommaso Caserta, primo maresciallo luogotenente, era nato a Taranto ma aveva vissuto a Trieste e dal 1966 al 2004 aveva lavorato per la Marina, a terra e in mare, principalmente come infermiere e assistente sanitario. Era anche stato insignito della Croce d’Argento dopo aver compiuto 16 anni di servizio militare e successivamente anche della Croce d’Oro, allo scoccare dei 25 anni di anzianità di servizio, indica ancora il Piccolo.
Che ricorda l’utilizzo all’epoca dell’amianto per coibentare le navi militari. Al maresciallo fu diagnosticato un mesotelioma nel 2008, cinque anni dopo il congedo e morì 14 mesi dopo, nel novembre 2009, a 63 anni.
Nel 2013 i familiari ottennero il riconoscimento della causa di servizio e lo status di “vittima del dovere”, con conseguenti benefici previdenziali a favore della vedova; poi la famiglia, insieme con l’Osservatorio nazionale amianto (Ona) ha portato il caso davanti al Tar del Friuli Venezia Giulia.
La perizia sul militare morto per l’amianto
Decisiva la perizia disposta dalla Corte d’Appello nel 2022, su richiesta delle parti civili, che, sottolinea l’Osservatorio nazionale amianto (Ona), “ha confermato e ribadito la sussistenza di un rapporto causale tra l’esposizione patita da ogni singolo lavoratore e l’insorgenza della relativa malattia, nonché l’altissima concentrazione di polveri e fibre di amianto inalate dai marinai”. L’avvocato Bonanni ha parlato di “una sentenza che è un atto di giustizia e di memoria per chi ha servito il Paese con onore, ma è stato tradito da chi avrebbe dovuto garantirne la sicurezza”.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, già da tempo, ha costituito il dipartimento di assistenza di tutte queste vittime e dei loro familiari, perché ottengano la equiparazione a vittime del dovere.