Dall’autopsia sul secondo neonato, partorito da Chiara Petrolini il 7 agosto 2024, è emerso che il ”bambino era nato vivo” e la morte è stata “dovuta ad uno choc emorragico”, provocato dal taglio del cordone ombelicale non seguito da sutura. A spiegarlo è stato Procuratore di Parma, Alfonso d’Avino, in una conferenza stampa seguita all’arresto della 22enne di Traversetolo. La ragazza, posta ai domiciliari probabilmente in una struttura fuori provincia, è dunque accusata di ”omicidio volontario aggravato dal rapporto di ascendenza e dalla premeditazione” per il secondo neonato e di ”soppressione di cadavere” per il primo neonato, entrambi seppelliti nel giardino della sua abitazione.
Le ricerche di Chiara Petrolini sul web. La Procura: “Funzionali al suo disegno”
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, sul web Chiara Petrolini ha fatto delle ricerche su ”come nascondere la gravidanza”, su ”come indurre o accelerare il parto”, ma anche sulla ”decomposizione del corpo”. Una ricostruzione che secondo l’accusa dimostra che ”aveva già deciso che il bambino non sarebbe sopravvissuto al parto”. Ricerche che ”non sono affatto neutre”, ma ”funzionali al disegno che Chiara ha maturato sin dalle prime battute della gravidanza o comunque da quanto ha iniziato a prendere coscienza della gravidanza stessa: la soppressione del proprio figlio, prima, in occasione, o dopo il parto”. Tra gli elementi valutati per la premeditazione, la Procura ha considerato anche il “tenere una condotta incompatibile con lo stato di gravidanza”. “Soprattutto dalle informazioni raccolte presso gli amici” è emerso che Petrolini “non ha mai disdegnato l’uso di sigarette elettroniche e con tabacco, anche accompagnato da assunzione di bevande alcooliche; da ultimo, dopo che travaglio era di fatto già iniziato, e nell’imminenza del parto, non ha neppure disdegnato l’uso di marijuana”.
I domiciliari disposti dal Gip, la Procura aveva chiesto il carcere
Il 7 agosto 2024, tre minuti le sette, ”ovvero poco dopo il parto, Chiara interroga nuovamente il web con una ricerca che non richiede né commenti né spiegazioni: ‘dopo quanto puzza un cadavere’. Questa ricerca – è stato sottolineato – finisce per essere la cartina al tornasole di tutta la vicenda, nel senso che essa sembra dimostrare che l’obiettivo di Chiara, nel portare avanti la gravidanza, era solo quello di sopprimere il proprio figlio”. “Difficile trovare il movente. Ma si fosse trattato di un errore, come è possibile ripetere a distanza di poco meno di un anno la stessa condotta?”, ha poi detto il procuratore, chiarendo che la misura cautelare è stata chiesta in relazione al secondo bimbo, poiché sul primo sono ancora in corso gli accertamenti, e che la procura aveva chiesto il carcere, mentre è stato il Gip a disporre i domiciliari.
“Nessuno sapeva nulla della gravidanza”
D’Avino ha parlato di “sgomento” per un fatto così drammatico, ”per il fidanzato che si è trovato a rinunciare per ben due volte alla paternità” e anche per la ”ragazza, difficilmente decifrabile che, al di là delle responsabilità penali, da oggi dovrà cominciare a prendere coscienza di quello che è stato e sarà”. ”Nessuno, a partire dal fidanzato”, ma anche amiche, amici e genitori, ”sapeva nulla” della gravidanza di Chiara, ha proseguito il procuratore, sottolineando che questo scenario è stato confermato dalle dichiarazioni delle parti e della stessa ragazza, ma anche dalle intercettazioni ”dove emerge soprattutto la meraviglia in capo ai genitori” . Rispondendo a una domanda su come avesse fatto il fidanzato, che aveva dormito da Chiara la notte dopo il parto a non accorgersi di nulla, così come non si era accorto della gravidanza, il procuratore ha spiegato che “non lo sappiamo, è una delle cose che lascia perplessi di questa storia”.
Il procuratore D’Avino: “Allo stato non ci sono evidenze di una incapacità di intendere e volere”
D’Avino ha inoltre sottolineato che “allo stato non ci sono evidenze” di una incapacità di intendere e di volere di Chiara Petrolini. “Ovviamente è un profilo che ci riserviamo di verificare”, ha precisato il procuratore di Parma, facendo riferimento in particolare al comportamento anomalo e del sangue freddo della 22enne. “Quello che ci ha impressionato – ha spiegato il Procuratore – è che una ragazza che faceva la babysitter e ha gestito come responsabile una colonia estiva, dall’altra parte ha avuto questo tipo di comportamento. Un comportamento che lascia perplessi, nel momento in cui si vede cosa ha fatto dopo aver sepolto il bambino: a meno di 24 ore dal parto, ha avuto la forza fisica di andare dall’estetista, in un bar e mangiare la pizza con la famiglia. Ci si chiede che cosa c’è dentro”. “La cosa – ha proseguito d’Avino – trova riscontro nella verifica di cosa è successo un anno prima: dopo la morte del figlio, il pomeriggio, il giorno dopo, andò a fare shopping con un’amica”. “Tutto questo – ha concluso il procuratore – potrà formare oggetto di valutazione per verificare la sua capacità, ma oggi è prematuro”.