La clamorosa ammissione di Elly Schlein: “Anche a me la sinistra impedì di parlare all’università”

10 Set 2024 8:52 - di Luca Maurelli

Racconti, progetti, aneddoti, attacchi all’opposizione e a Giorgia Meloni. C’è un po’ di tutto nel libro su Elly Schlein che esce oggi in libreria, per Feltrinelli, “L’imprevista”, scritto dalla giornalista Susanna Turco sotto forma di dialogo con la leader del Pd. Un racconto biografico ma anche un viaggio in Italia, con la descrizione della sua visione del Paese: diritti sociali e civili, giustizia sociale e climatica, un nuovo modello di sviluppo che tiene insieme lavoro dignitoso e innovazione delle imprese.“Volevamo sentirci pienamente a casa, volevamo cambiare il Paese“, spiega, raccontando la sua scalata, a sorpresa, del Pd, ai danni di Bonaccini. L’imprevista, dunque. Così come imprevisto, e ghiotto, è l’aneddoto che racconta sulla “censura” subita da sinistra, all’università. Ovvero, ciò che è accaduto nei mesi scorsi a politici ed intellettuali della destra, zittiti pubblicamente da contestazioni studentesche, così come accaduto a giornalisti come il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, “colpevole” di non essere filo-palestinese, lo aveva sperimentato lei stessa, a Bologna.

Elly Schlein e la censura rossa subita all’università

Nello stralcio del libro «L’imprevista. Un’altra visione del futuro», pubblicato oggi dal Corriere della Sera, spunta l’aneddoto imprevisto. “Ero da quattro anni nella Sinistra Universitaria, a Giurisprudenza, a Bologna. Per la seconda volta nella storia, nel maggio 2010, con Giurisprudenza democratica avevamo vinto le elezioni contro Student office, associazione studentesca vicina a Comunione e Liberazione, fortissima nella mia facoltà. Eravamo riusciti a farcela grazie a un gruppo di persone veramente brave: avevamo in testa che uno di questi ragazzi di grande talento, un leader naturale, diventasse il nuovo segretario di Sinistra Universitaria. Scoprimmo però che la dirigenza dell’associazione universitaria non lo voleva, perché non era considerato abbastanza allineato. E quindi sostanzialmente ci impedivano di fare davvero il congresso, perché doveva essere eletto il candidato che volevano loro. Cominciammo a fare delle riunioni carbonare in casa mia: vivevo in affitto in una specie di corridoio, un monolocale soppalcato largo poco più di un letto matrimoniale nella zona dell’università”.

La rivolta della segretaria: mi alzai in piedi…

Elly prosegue in un crescendo rossiniano. “Riunendoci lì — eravamo meno di dieci, ma io avevo solo tre sedie e uno sgabello — avevamo a poco a poco contattato i ragazzi delle associazioni di tutte le altre facoltà, spiegando che per noi il più titolato era questo ragazzo. Tutti quelli che avevamo sentito lo avevano confermato, eravamo d’accordo. Poi invece, arrivati all’assemblea, capi e capetti dell’associazione, che avevano fatto le consultazioni sostanzialmente tra di loro, dissero che l’esito dei loro colloqui era che l’associazione, all’unanimità, come segretario volesse un altro. Secondo loro eravamo d’accordo tutti, nessuno escluso, c’era addirittura l’unanimità. Era troppo: mi alzai in piedi e dissi che era una vergogna, che per anni avevo dato tantissimo all’associazione e non potevo sentirmi raccontare storie. Che almeno non si parlasse di unanimità: non era possibile, perché noi ci eravamo confrontati ed eravamo in gran parte favorevoli a una soluzione diversa da quella che avevano appena indicato, volevamo un’altra persona. Decisamente non stava andando come avrebbero voluto, come avevano immaginato. E allora sconvocarono l’assemblea. Me lo ricordo come se fosse ieri: sconvocarono l’assemblea e, andando contro lo statuto, decisero che potevano eleggere il nuovo segretario nel direttivo. Cioè in un organismo più ristretto. Là, a differenza dell’assemblea, avevano la maggioranza. Non ci arrendemmo: occupammo il direttivo. Fu inutile. Dopo che avevamo invaso la stanza, uno di quei ragazzi del direttivo mi guardò, mi alzò il dito contro e mi disse: “Tu, qui, non puoi votare. E non puoi neanche parlare”. Fine dell’esperienza nella Sinistra Universitaria, inizio di tutto il resto…

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