Nanni Moretti si confessa: “Mai condiviso la logica della doppia verità di sinistra, io ero per la sincerità…”

22 Ago 2024 11:45 - di Monica Pucci

“Fin dai miei esordi è stato detto che io avrei raccontato con i miei film un’intera generazione. In quegli anni ero insofferente a questa lettura, che ritenevo troppo sociologica e poco attenta al come i miei film venivano realizzati. In poche parole, mi sentivo trascurato come regista e invece considerato una specie di portabandiera dei giovani. Bene, ho cambiato idea. Se davvero con i miei film sono riuscito a raccontare una generazione, i suoi desideri, i suoi inciampi e le sue paure, beh, considero questo fatto una fortuna, un privilegio e un onore”. Lo afferma il regista e attore Nanni Moretti in uno scritto pubblicato per il dossier del Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale realizzato in occasione del restauro del film “Ecce bombo” (1978) che verrà presentato durante l’81esima Mostra del Cinema di Venezia, nella selezione di Venezia Classici.

Nanni  Moretti e la doppia verità della sinistra stalinista

Nel film, ricorda Moretti, “c’è la parodia di un’esperienza che avevo fatto nel 1974: un piccolo gruppo di autocoscienza maschile (all’epoca non li faceva nessuno). Eravamo cinque e avevamo in comune tre cose. Uno: avevamo fatto politica nei gruppi della sinistra extraparlamentare. Due: avevamo smesso di fare politica, delusi da quell’esperienza. Tre: avevamo relazioni sentimentali con femministe. Quelle nostre riunioni durarono pochi mesi. Mentre scrivevo e giravo il film, ero consapevole di raccontare una piccolissima porzione di giovani, sapevo che i personaggi e l’ambiente che mettevo in scena erano una parte di realtà molto piccola e circoscritta. Il film inaspettatamente ebbe successo e ci fu una corsa all’immedesimazione con i personaggi e il clima di ‘Ecce Bombo’. Il film piacque anche a spettatori molto lontani dai personaggi del film: spettatori diversi per estrazione sociale, età, anche idee politiche”.

Moretti chiarisce che “assolutamente non mi preoccupava la possibilità che un film ironico e critico sulla sinistra potesse essere strumentalizzato dalla destra: fin dai miei primi cortometraggi in super8 ero per ‘lavare i panni sporchi’ in pubblico, non in famiglia. Sono stato sempre contrario alla politica stalinista della doppia verità, e cioè che tra di noi, in privato, ci diciamo le cose che non vanno e poi in pubblico invece dobbiamo apparire monolitici”.

I film e la crescente popolarità

Nello scritto Moretti racconta che dopo le proiezioni di “Io sono un autarchico” (1976) al cineclub Filmstudio di Roma, suo esordio alla regia di un lungometraggio, “si fecero vivi molti produttori per propormi dei film. Dopo vari incontri, rimasi indeciso per un po’ di tempo tra Franco Cristaldi e Mario Gallo. Alla fine preferii Gallo, mi sembrava che lì ci fosse un’atmosfera più familiare e adatta a me. La produzione di Gallo si chiamava Filmalpha, ma aveva appena fondato anche un’altra società, Alphabeta, insieme a tre attori: Flavio Bucci, Michele Placido e Stefano Satta Flores. Questi attori, stanchi di essere scelti dai registi e da sceneggiature ideate da altri, volevano ribaltare il meccanismo: volevano essere loro a scegliersi i personaggi e le storie da interpretare. Bellissima idea, però alla fine l’unico film che produssero fu ‘Ecce Bombo’, in cui non recitavano perché non c’era un ruolo per loro…Peccato, perché era una bella idea produttiva”.

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