Faceva gli appelli in tv: “Portate i vostri bimbi al campo scuola” e poi li violentava nel letto di Wojtyla

11 Giu 2024 15:34 - di Penelope Corrado
Mirko Campoli

“Una vacanza all’insegna della fede” diceva Mirko Campoli, ex dirigente dell’Azione cattolica, presentando in tv i campi scuola per bambini e ragazzi. Ma in quei campi scuola l’uomo sceglieva invece le sue giovani prede. Per quegli abusi, il tribunale di Tivoli ha condannato il 7 marzo l’ex professore di religione a 9 anni di reclusione, producendo le testimonianze di due vittime.

In questi giorni sono usciti i verbali, anticipati da Repubblica: verbali che riportano particolari agghiaccianti. Agli atti del processo ci sono infatti anche gli abusi sessuali su un ragazzino, durante un campo estivo dell’Azione Cattolica a Loreto, sul letto dove aveva riposato, durante un suo viaggio alla basilica della Santa Casa, San Giovanni Paolo II, papa Wojtyla.

Chi è Mirko Campoli

Campoli era stato arrestato il 23 maggio dello scorso anno con l’accusa di avere violentato almeno quattro ragazzi (tra i 10 e i 14 anni).  Responsabile nazionale dell’Azione cattolica ragazzi dal 2002 al 2008. Poi di quella di Tivoli e anche responsabile locale dell’ufficio scuola della Diocesi. E ancora vice preside dell’istituto Fermi, autore di pubblicazioni sull’educazione religiosa dei più giovani, di video online durante il lockdown («Mi mancate ragazzi»), figura di riferimento tra gli educatori, tanto da essere assegnato ad occuparsi anche di giovani abusati sessualmente. Un punto di riferimento per tutti gli educatori cattolici.

Secondo i magistrati di Tivoli, Mirko Campoli attendeva che le sue vittime si addormentassero per svelare la sua anima nera, abusare sessualmente dei ragazzini e poi scattargli delle foto. I due ragazzi al tempo dei fatti avevano 12 e 16 anni, oggi rispettivamente 20 e 23. Per quelle violenze hanno avuto traumi psicologici pesantissimi.

Della vicenda si è occupata anche la trasmissione “Chi l’ha visto?”, riportando alcune drammatiche testimonianze delle vittime.

All’indomani dell’arresto il procuratore di Tivoli, Francesco Menditto aveva lanciato accuse pesantissime alla curia romana. «Il clima di omertà ambientale è molto simile a quello mafioso – ha detto il procuratore – I genitori non vogliono accettare la violenza che può avere patito il loro figlio, cercano di coprire, nascondere e non credono al minore. Spesso si rivolgono all’autorità religiosa che tende a tenere la vicenda al suo interno».

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