Strage di Corinaldo con lo spray, scandalosa sentenza: nessun colpevole per 6 morti (video)

17 Giu 2024 17:55 - di Leo Malaspina

La sentenza fa gridare vendetta. Sono stati tutti assolti dai reati più gravi, compresa l’accusa di omicidio colposo plurimo, i nove imputati nel processo sul filone della strage della discoteca ‘Lanterna Azzurra’ di Corinaldo, nella quale la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 morirono sei persone, relativo alle presunte carenze nella sicurezza del locale e sulle procedure per le autorizzazioni. La sentenza è arrivata poco fa da parte del giudice monocratico del Tribunale di Ancona Francesca Pizii. I nove imputati sono stati tutti assolti dai reati più gravi, compresa l’accusa di omicidio colposo plurimo. Secondo la pubblica accusa la Lanterna Azzurra aveva gravi carenze strutturali e non sarebbe dovuta stare aperta. L’ex sindaco Principi, Gallo, Bruni, Martelli e Manna son stati condannati per reati minori, ad un anno. Milani a un anno e 2 mesi. Tarsi 4 mesi. Ma le pene sono state sospese, così come sono state rigettate le richieste risarcimento danni.

Corinaldo, una strage impunita: la sentenza

Quella notte nel locale, che era pieno di giovani che attendevano avesse inizio l’esibizione del cantante Sfera Ebbasta, fu spruzzato dello spray al peperoncino, e si scatenò il panico: nella fuga e nella calca lungo una rampa, all’esterno di un’uscita, crollarono le balaustre e sei persone morirono travolte. A perdere la vita furono cinque giovanissimi, Emma Fabini, Asia Nasoni, Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Benedetta Vitali e una mamma di 39 anni, Eleonora Girolimini, che aveva accompagnato una dei suoi quattro figli al concerto.

De 9 imputati, sei erano membri della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, due tecnici e un socio della Magic Srl che aveva in gestione la ‘Lanterna azzurra’ dove è avvenuta la tragedia: erano accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, lesioni colpose, disastro e falsità ideologica.

La rabbia dei parenti delle vittime

Delusione e rabbia tra i parenti delle vittime. “E’ stata un’ulteriore uccisione dei nostri figli, lo Stato si deve vergognare”, afferma Fazio Fabini, papà di Emma, ai cronisti. “Tirare fuori le parole oggi è più difficile rispetto a quando se ne è andata mia sorella perché l’hanno uccisa un’altra volta, speravo che tutto quello che ho sentito durante le udienze fosse terminato invece oggi è stata la ciliegina sulla torta”, sottolinea Francesco Vitali, fratello di Benedetta. “Se questo è il processo che lo Stato riesce a fare io non riconosco questo Stato: è vergognoso per i nostri figli”, afferma ai cronisti il papà di Emma. “Oggi dopo quasi sei anni il risultato è che gli imputati sono stati ritenuti non colpevoli per la maggior parte dei reati più complessi. Tutto ciò che è successo è solo per una piccola inesattezza perché, per il resto, ognuno ha compiuto il proprio dovere: allora io vi dico che non voglio più sentire un politico, un rappresentante dello Stato a cui io appartengo, che abbia il coraggio di dire che questa sarà l’ultima volta”, ha continuato Fazio Fabini, spiegando: “Nessun altro funzionario dello Stato e amministratore nel futuro farà il dovere che dovrebbe fare una persona a cui affidiamo la vita dei nostri figli”.

Gli imputati presenti in aula

Presenti in aula anche alcuni degli imputati. Tra questi Matteo Principi, l’ex sindaco di Corinaldo e presidente della Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Dalla sentenza di oggi mi aspetto “quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio: la verità su questa vicenda, costi quel che costi. Attendiamo l’esito di questo percorso molto complicato per tutti e vediamo il risultato che è il frutto di un contributo che ognuno di noi ha dato per raggiungere una doverosa verità sulla vicenda”, aveva commentato Principi prima della sentenza. A chi gli ricordava il fatto che nel corso del processo ha voluto rimarcare la correttezza del suo operato e della commissione ha ribadito: “Abbiamo ripercorso tutta l’attività della Commissione, l’abbiamo approfondita e abbiamo messo alla luce tutto il lavoro fatto. Oggi attendiamo il risultato di questo operato”. In questi anni non ci sono stati contatti con i parenti delle vittime: “Non ci sono stati contatti con i famigliari, penso sia difficile in queste fasi e credo vadano rispettate le posizioni di ognuno – ha concluso – Ci sono sensibilità e ferite diverse che vanno rispettate anche con il silenzio”.

 

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