Raistoria (il 16 aprile) racconta Ernst Jünger: ribelle metafisico temprato nelle “tempeste d’acciaio”
A 19 anni Ernst Jünger si arruola volontario nell’esercito germanico e parte nel dicembre del 1914 per il fronte franco-tedesco, dove rimane quasi ininterrottamente fino all’agosto 1918. Combatte coraggiosamente, subisce gravi e ripetute ferite rischiando più volte la vita, e merita le più alte onorificenze al valore. Appena due anni dopo il ritorno a casa, la trasposizione in libro del suo diario di guerra, intitolata “Nelle tempeste d’acciaio“, viene pubblicata a spese del padre in una edizione fuori commercio: duemila copie esaurite in poco tempo.
Mieli e Gentile raccontano Ernst Jünger
Ha inizio la fortuna di una pubblicazione che accompagnerà Jünger per tutta la vita e lo consacrerà come uno degli scrittori più capaci di raccontare la realtà della Grande Guerra e l’immaginario dei milioni di ragazzi che l’hanno combattuta. Un personaggio raccontato da Paolo Mieli e dal professor Emilio Gentile a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda martedì 16 aprile alle 13.15 su Rai 3 e alle 20.30 su Rai Storia.
Nelle tempeste d’acciaio – annota Francesco Crivelli – “divenne ben presto un classico della memorialistica bellica, apprezzato particolarmente negli ambienti della destra germanica, a partire dal periodo weimariano, più per motivi ideologici che letterari. Nell’opera, infatti, furono letti toni eroici e patriottici, inneggianti alla guerra e alla “bella morte”, e fu quindi considerata un’ode al coraggio dei soldati germanici, sconfitti solo dalla superiorità tecnica del nemico ma determinati a resistere sino alla morte”.
Morì nel 1998 poco prima di compiere 103 anni
Una vita lunga un secolo quella di Ernst Jünger, morto il 17 febbraio del 1998 poco prima di compiere 103 anni. Una vita che così il suo biografo Heimo Schwilk (autore, anche, di una biografia di Hermann Hesse) riassume: Jünger è stato uomo d’azione e di lettere, scrittore e filosofo, “prussiano” e anarchico, tedesco e ribelle, e in fin dei conti testimone della complessità del Novecento. Un personaggio su cui fare una scommessa: i tempi neomistici che seguiranno all’attuale periodo di crisi dovranno per forza riscoprire Ernst Jünger.
Ernst Jünger e lo sguardo dell’illuminato
Ecco come Schwilk profetizza questo ritorno d’interesse: “La certezza jüngeriana della salvezza, la sua mistica dell’illuminazione profana indotta dalla flora e dalla fauna, la stereoscopia come fulminante compresenza di immanenza e trascendenza… tutto ciò non può non incontrare, prima o poi, l’interesse di una gioventù pronta a dedicare la propria attenzione ad un autore che ha sempre cercato di cogliere il meraviglioso, nel corso delle sue ‘escursioni nel bosco’ e dei suoi viaggi nel mondo”.
È la tensione verso l’Oltre, in definitiva, che attira il suo spirito e lo rende così acuto, nello scandagliare la vita (passione che va di pari passo con quella per l’entomologia), e che trasforma il suo sguardo in quello di un “illuminato”. E la sua vita è un “passaggio al bosco” da cui si esce rinfrancati, con le capacità visive aumentate dall’intensità dello sguardo interiore.