Puglia, lo scandalo travolge il Pd: voti a 50 euro, si dimette l’assessore di Emiliano. “Corruzione”

4 Apr 2024 12:51 - di Monica Pucci

Bari da sciogliere, ma non solo. Lo scandalo del malaffare di sinistra si allarga a tutta la Puglia. Tra rivelazioni del presidente Emiliano su abboccamenti con parenti di mafiosi per aiutare De Caro, omicidi di boss, come quello di ieri, e l’arresto del sindaco del piccolo comune di Treggiano, oggi è arrivato un avviso di garanzia pesantissimo sul Partito democratico pugliese. “Voto di scambio, 50 euro a scheda”, è la sintesi dell’inchiesta che da oggi vede indagata l’assessore regionale ai Trasporti della Regione Puglia, Anita Maurodinoia, del Pd. Il marito, Alessandro Cataldo, è uno degli arrestati nell’indagine condotta dai carabinieri. Secondo l’impostazione accusatoria Cataldo, responsabile di Sud al centro, attraverso un’associazione che riusciva a canalizzare le preferenze, avrebbe acquisito illecitamente voti nello svolgimento delle consultazioni nel Comune di Triggiano nel 2021 a favore del sindaco Antonio Donatelli, rieletto. Anche il sindaco di Triggiano oggi è stato arrestato e sottoposto ai domiciliari. Nell’inchiesta gli indagati sono in tutto circa 70.

Puglia, il Pd travolto dalle inchieste: vacilla anche Emiliano

Poche ore dopo la notizia, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha accettato le dimissioni della Maurodinoia, tra le dieci le persone destinatarie della misura eseguita dai carabinieri: in carcere l’assessore alla Polizia Municipale del comune di Grumo Appula, il 30enne Nicola Lella, ai domiciliari sette persone tra cui il sindaco di Triggiano (Ba) Antonio Donatelli e Sandro Cataldo, referente del partito “Sud al centro” e marito dell’assessore regionale Maurodinoia. Altre due persone sono state destinatarie del divieto di dimora nel comune di Triggiano. Tutti sarebbero coinvolti, a vario titolo, in una associazione finalizzata alla corruzione elettorale, attraverso un meccanismo illecito con riferimento alle elezioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020 nel comune di Grumo Appula, e del 3 e 4 ottobre 2021 nel comune di Triggiano.

L’arresto del sindaco di Treggiano

Ai domiciliari è finito anche il sindaco, Antonio Donatelli, esponente di una lista civica. Secondo la ricostruzione, esisteva un meccanismo illecito per garantire le preferenze. Si pagava anche 50 euro per voto e chi accettava l’accordo avrebbe dovuto consegnare copia dei propri documenti d’identità e della scheda elettorale per un preciso conteggio dei voti sezione per sezione. Le attività d’indagine sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari e condotte in più fasi dai carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Bari, della Compagnia di Modugno e della locale sezione di polizia giudiziaria. La verifica del voto, in cambio di 50 euro, veniva effettuata nel corso delle operazioni di spoglio dove vari gregari degli organizzatori, che stazionavano stabilmente nei pressi delle sezioni loro assegnate, verificavano se le persone si fossero effettivamente recate al voto; inoltre, all’atto dello spoglio, controllavano l’effettiva corrispondenza dei voti.

I voti di scambio a Bari per 50 euro

Significativo è stato quanto rinvenuto dai carabinieri la sera del 6 ottobre 2021, in un cassonetto stradale di raccolta indifferenziata nel quartiere San Giorgio di Bari: frammenti di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali di cittadini di Triggiano, un consistente numero fac- simile di schede e volantini di propaganda elettorale. Nelle elezioni del 2021 il sindaco Donatelli è stato rieletto e, secondo l’impostazione accusatoria, era questo lo scopo del meccanismo illecito così organizzato.

Secondo le indagini, un sistema analogo era già stato applicato nel settembre 2020, durante le consultazioni svolte a Grumo Appula. In quel caso, il risultato da raggiungere sarebbe stata la rielezione di un assessore uscente, oggi finito in carcere. Tra i gravi indizi di colpevolezza raccolti emerge il rinvenimento di due fogli sui quali era riportato un elenco di cittadini-elettori, indicati per cognome, nome, data di nascita, cellulare, e sezione elettorale; agli stessi doveva essere versata la somma di 50 euro, quale corrispettivo per l’avvenuto acquisto del proprio voto. In corrispondenza di più nominativi era stato già trascritto un ‘ok’ per certificare il pagamento.

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