Omicidio Saman: l’esecutrice potrebbe essere stata la madre. Perché è stata uccisa: le motivazioni della sentenza

30 Apr 2024 17:07 - di Redazione
Saman

“Gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia” hanno “letteralmente accompagnato la figlia Saman a morire”. E non “si esclude che sia stata” la madre “l’esecutrice materiale”. E’ quanto si legge nelle oltre 600 pagine delle motivazioni della sentenza della Corte di assise di Reggio Emilia che motiva le responsabilità del padre e della madre di Saman Abbas, la giovane pachistana assassinata a Novellara nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio del 2021. Entrambi i genitori sono condannati all’ergastolo. I giudici hanno condannato anche lo zio a 16 anni.

Saman Abbas non è stata uccisa per il no alle nozze combinate. «Se vi è un dato che l’istruttoria e la dialettica processuale – le uniche deputate a farlo – hanno consentito di chiarire è che Saman Abbas non è stata uccisa per essersi opposta ad un matrimonio combinato/forzato». La Corte di assise di Reggio Emilia specifica che questo «è un elemento che nulla toglie e nulla aggiunge alla gravità del fatto; ma che corrisponde ad una verità che la Corte è tenuta a rilevare».

Perché è stata uccisa Saman Abbas

Secondo i giudici, dietro l’omicidio di Saman Abbas ci sarebbe stata la contrarietà della famiglia sullo stile di vita scelto dalla ragazza. La 18enne avrebbe voluto continuare la relazione con il fidanzato Saqib. I giudici scrivono che il delitto sarebbe da «ancorare, anziché a una serie indeterminata di eventi, come sostenuto dall’accusa, all’epilogo ultimo della vicenda, consumatosi la sera del 30 aprile; quando i genitori, a causa delle videoregistrazioni delle chat effettuate da Haider, scopriranno che è ancora in corso la relazione con Saqib; e che la figlia sta progettando di fuggire nuovamente: scoperta che poi condurrà alla discussione finale con Saman».

«Tutto accade e si decide in occasione della perdurante relazione di Saman con Saqib e dell’intenzione della ragazza di andar via di casa»: così spiega nelle motivazioni la Corte. Che ha escluso la premeditazione come aggravante dell’omicidio. I giudici evidenziano i contatti telefonici dei genitori proprio con lo zio, la sera del 30 aprile. E citano una intercettazione del fratello che, discutendo con la madre, disse: «Mandate lo zio, mandate lo zio e ditelo di farmi fuori, così sarete felici, giusto?». Affermazione che, per i giudici «conferma che la decisione sia stata assunta quella sera, nel corso delle telefonate citate e in modo del tutto estemporaneo».

La decisione di uccidere Saman, il ruolo della madre

Nel ricostruire la dinamica dell’omicidio, i giudici scrivono che «gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia», padre e madre della 18enne, avevano «letteralmente accompagnato la figlia a morire» e non «si esclude che sia stata» proprio sua madre «l’esecutrice materiale». «Può dirsi indiziariamente accertata la comune volontà degli imputati di commettere l’omicidio della loro stessa figlia, la presenza di entrambi sul luogo del delitto, e il comprovato apporto fornito alla realizzazione dell’evento». Sarebbero poi «eloquenti ed espressivi» i comportamenti e il contegno dei due, ripresi dalle telecamere. La madre, in modo fermo e determinato, bloccando con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman «per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l’esecutrice materiale». Il marito, che «si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma che lui resta ad osservare, senza far nulla». Confermando così «la sua adesione psicologica piena al fatto».

 

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