Omicidio Meredith, incubo infinito per Amanda Knox: chiesta la condanna per le calunnie a Lumumba

10 Apr 2024 20:45 - di Marta Lima

“Era consapevole dell’innocenza di Patrick Lumumba”, suo datore di lavoro in un pub di Perugia, ed era “consapevole di fare agli inquirenti il nome di una persona che non c’entrava nulla con l’omicidio” della 21enne studentessa inglese Meredith Kercher: per questo va confermata la condanna alla pena della reclusione di tre anni per Amanda Knox. E’ questa la richiesta formulata dal procuratore generale Ettore Squillace Greco nel corso del nuovo processo per calunnia presso la Corte d’assise d’appello di Firenze, disposto dalla Corte di Cassazione lo scorso 12 ottobre. La sentenza è prevista per il prossimo 5 giugno.

L’omicidio di Meredith Kercher e le accuse ad Amanda Knox

L’imputata non era presente in aula oggi durante la requisitoria. “E’ rimasta negli Usa, a Seattle dove vive, perchè è impegnata a occuparsi dei suoi due figli piccoli, uno dei quali è nato da poco”, ha detto all’Adnkronos l’avvocato romano Carlo Dalla Vedova, legale di fiducia della 36enne cittadina statunitense, che la difende insieme a Luca Luparia Donati. All’udienza non era presente neppure Lumumba, parte offesa nel procedimento, perchè malato, difeso dall’avvocato Carlo Pacelli.

Knox, è stata già assolta in via definitiva, insieme a Raffaele Sollecito, all’epoca suo fidanzato, per l’assassinio della studentessa avvenuto a Perugia il 1° novembre 2007. Per l’omicidio della studentessa l’unico condannato a 16 anni di carcere in rito abbreviato è stato Rudy Guede, che ha ottenuto la semilibertà nel 2019. Lumumba, invece, venne definitivamente scagionato dopo aver trascorso in carcere 14 giorni. Della lunga vicenda giudiziaria perugina è rimasto in piedi solo il filone del reato di presunta calunnia nei confronti di Lumumba: era stato indicato come il possibile assassino di Meredith nel memoriale che Amanda scrisse il 6 novembre 2007 prima di essere trasferita in carcere perché accusata a sua volta dell’omicidio. La difesa della Knox ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento della sentenza precedente e un rinvio alla Corte d’assise d’appello di Firenze per presunte violazioni accertate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che Amanda avrebbe subito al suo diritto ad avere un’adeguata assistenza difensiva e linguistica nel redigere il memoriale.

“La calunnia a Lumumba è dimostrata”

“Amanda è una ragazza molto intelligente, sempre presente a se stessa ed effettivamente, a mio giudizio, il movente della calunnia sta nel fatto che si sentiva pressata dagli investigatori e per sviare le indagini fece ricorso a un classico di queste situazioni: fece il nome di un falso colpevole, spese il nome di un innocente sapendolo innocente”, ha detto l’avvocato Carlo Pacelli, difensore di Lumumba. “Che la calunnia sia stata perpetrata, è stato riconosciuto da tutte le sentenze”.

Diversa la versione dei legali dell’imputata durante le loro arringhe. “Quello che bisogna riconoscere oggi è il gravissimo errore giudiziario che è stato fatto nei confronti di Amanda Knox: non lo dice la sua difesa, lo dice la Corte europea dei diritti dell’uomo”, ha detto l’avvocato Carlo Dalla Vedova. “In questo processo – ha aggiunto l’avvocato Luca Luparia Donati – ci sono le vittime: Meredith, la vittima principale; poi la parte civile di oggi, Lumumba; ma anche Amanda Knox che è innocente e ha subito anni di processo e processi mediatici”.

L’avvocato Dalla Vedova ha ricordato che “Lumumba aveva portato 12 testimoni che dicevano che la sera del delitto era alla cassa del suo pub”, e “quindi poteva essere subito liberato, ma è stato vittima dello stesso errore che è stato commesso con Amanda”. I legali che difendono la statunitense hanno chiesto, pertanto, che Amanda venga assolta dall’accusa di calunnia.

Il delitto della studentessa britannica  nel 2007

L’1 novembre del 2007 il corpo della studentessa britannica Meredith Kercher, 21 anni, fu trovato, con segni di una violenza e la gola tagliata nella sua camera da letto a Perugia, città dove si era trasferita con una borsa di studio Erasmus. Il giallo divenne un caso internazionale: furono sospettati subito il congolese Patrick Lumumba, l’ivoriano Patrick Guede, l’americana Amanda Knox e l’italiano Raffaele Sollecito.

Il processo ha visto cinque gradi di giudizio. Oltre a Guede condannato a 16 anni – fuggì subito in Germania e venne arrestato il 20 novembre ed estradato in Italia il 6 dicembre 2007 – in primo grado nel 2009 furono condannati per omicidio anche Knox e Sollecito. I due fidanzati furono scagionati da ogni accusa nel 2011 quando ad Amanda fu comunque inflitta una condanna di 3 anni per calunnia nei riguardi di Patrick Lumumba – che oggi vive a Cracovia, in Polonia – da lei accusato nel memoriale stilato cinque giorni dopo la morte di Meredith in questura, ma risultato estraneo. Nel 2013 la Corte d’assise d’appello di Firenze ribaltò la precedente sentenza condannando Knox a 28 anni e 6 mesi e Sollecito a 25 anni. Nel 2015 la Cassazione annullò le condanne a Knox e Sollecito.

Anche la Corte europea dei diritti umani si è occupata della vicenda giudiziaria dichiarando che le violazioni accertate del diritto all’assistenza difensiva e linguistica hanno compromesso irrimediabilmente le dichiarazioni della Knox “rese nella notte del 6 novembre 2007, sia quelle delle ore 1:45 che quelle delle ore 5.45’”, quando fu interrogata dai pm della Procura di Perugia in relazione all’omicidio di Meredith. La Cassazione ha preso atto di questi verdetto ed ha disposto il processo d’appello bis e ha chiesto alla nuova Corte d’assise fiorentina di “valutare se, tenuto conto dell’intero patrimonio probatorio, il memoriale scritto da Amanda Knox il 6 novembre 2007 contenga, effettivamente, dichiarazioni accusatorie nei confronti di Lumumba formulate nella consapevolezza della sua innocenza che possano ‘sostenere’ il giudizio di colpevolezza già formulato”.

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