Al via a Manhattan il processo Stormy Daniels, Trump alla sbarra: “È un assalto all’America”

15 Apr 2024 17:06 - di Redazione

“Questo è un assalto all’America ed è per questo che sono orgoglioso di essere qui”. Così Donald Trump prima di entrare nell’aula del tribunale di Manhattan dove oggi inizia il processo per la vicenda Stormy Daniels, la pornostar che avrebbe ricevuto soldi dall’ex presidente Usa, prima delle elezioni del 2016,  in cambio del silenzio sulla relazione extraconiugale. Come sempre l’ex inquilino della Casa Bianca affronta i suoi guai giudiziari a muso duro, definendo i due testimoni chiavi del processo: “Due sacchi di spazzatura”.

Processo Stormy Daniels, Trump: è un attacco all’America

Il leader tycoon, parlando brevemente allo stuolo di cronisti, è tornato a denunciare “una persecuzione politica” contro di lui ed “un assalto all’America”. Negando le accuse, ha detto: “Non c’è mai stata una cosa del genere. È una persecuzione, un processo che non doveva essere mai avviato”. Poi, in abito scuro, camicia bianca e l’immancabile cravatta rossa, Trump è entrato nell’aula, dove è vietato l’accesso alle telecamere, sedendosi al tavolo degli imputati con i suoi avvocati. Incriminato poco più di un anno fa dai giudici di New York, è il primo ex presidente della storia americana al tavolo degli imputati in un processo penale. “Quando entrerò in quell’aula – ha scritto su Truth prima dell’udienza – so che avrò dietro di me l’amore di 200 milioni di americani. E che lotterò per la libertà di 325 milioni di americani!”.

“Avrò dietro di me l’amore di 200 milioni di americani”

Sono 34 capi di imputazione contestati dai magistrati: in particolare di aver falsificato documenti aziendali per nascondere un pagamento di 130.000 dollari all’attrice e regista hard nel 2016. La donna ha sostenuto di avere avuto una relazione di 9 mesi con Trump prima della sua elezione a presidente. Tutto ruota sul fatto, già accertato, che Michael Cohen, allora avvocato di Trump, pagò Daniels e poi fu rimborsato da Trump, che fece figurare quei soldi come spese legali. Cohen è stato condannato a tre anni nel 2018 per la stessa vicenda e per avere mentito al Congresso. Ora sarà uno dei testimoni chiave del processo, con la difesa che tenterà in ogni modo di screditarlo,

Il processo potrebbe chiudersi prima delle elezioni

A differenza degli altri procedimenti – quello per l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 – questo è l’unico che potrebbe chiudersi entro novembre, prima cioè delle presidenziali. Dall’esito del processo dipenderà molto del futuro politico dell’avversario di Joe Biden. Se condannato, rischierebbe fino a quattro anni di carcere per ogni capo di imputazione, ma in molto escludono un simile verdetto. Molto probabilmente rimarrebbe libero per continuare la campagna elettorale, in attesa dell’appello. Del resto, una condanna non pregiudicherebbe il suo status di candidato e perfino di presidente, se dovesse vincere.

34 capi di accusa dopo le rivelazioni della pornostar

Il processo è destinato a destare enorme scalpore non solo per le rivelazioni della pornostar sul loro affaire ma anche perché The Donald ha annunciato che salirà sul banco dei testimoni per dire “la sua verità”.  Tra i potenziali testimoni, la stessa Daniels e forse anche Karen McDougal, una modella di Playboy che pure afferma di essere stata pagata per tacere sulla sua relazione con Trump.

La difficile selezione della giuria

Sono centinaia i newyorkesi convocati oggi al tribunale di Manhattan per partecipare alla complicata selezione della giuria, 12 giurati titolari più 6 ‘in panchina’. Prima di avviare la selezione effettiva dei giurati, il giudice Juan Merchan, che presiede il processo, leggerà un sommario del caso per aiutare i candidati a decidere se possono essere imparziali, e permettere così a chi pensa di non esserlo di ritirarsi. Dopo questa scrematura si passerà a quella che sulla base delle risposte date alle 42 domande che verranno poste ai possibili giurati. Le due parti potranno escludere i potenziali giurati che non ritengono imparziali. In realtà, gli avvocati di Trump hanno sostenuto, in un ricorso alla corte d’appello di New York, che è impossibile formare una giuria imparziale verso Trump in una città liberal come New York. E hanno chiesto il trasferimento del processo in una contea dello stato a lui più favorevole.

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