Open Arms, Piantedosi al processo smentisce il teorema della ong: rifiutò l’aiuto della Spagna
Dirimente la testimonianza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso del controesame al processo Open Arms a Palermo, che vede imputato Matteo Salvini con l’accusa di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. Il titolare del Viminale, all’epoca dei fatti capo gabinetto di Salvini, smentisce nei fatti la versione dell’ong spagnola. Dopo aver sottolineato la linea di comando del divieto di ingresso e di sbarco.
Open Arms, Piantedosi: il divieto di sbarco fu deciso da tre ministri
“La linea politica del primo divieto di ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane, nell’agosto del 2019, venne condivisa da tre ministri”, dice Piantedosi. “Ed era a triplice firma, il ministro dell’Interno, il ministro delle Infrastrutture e della Difesa informando il presidente del Consiglio Conte”. Non solo, ma il ministro Salvini invocò il ruolo del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che può revocare o sostituirsi al ministro. “Lui disse che non era favorevole allo sbarco della ong spagnola Open Arms. Ma che se il presidente del Consiglio era favorevole lui li avrebbe fatti sbarcare”.
Non eravamo a conoscenza di pericoli di salute a bordo
E ancora il ministro dell’Interno dice di non aver visto le immagini dei migranti che si lanciavano in mare. Ma che in caso di pericolo per la salute a bordo non spettava al ministero dell’Interno decidere lo sbarco, ma “eventualmente ad altre autorità. Così come poi è per altro avvenuto. Stante la vigenza del divieto imposto dal decreto ministeriale, che era l’indirizzo politico dato dal ministro, non si poteva rilasciare il Pos ad Open Arms”. Poi un chiarimento d’obbligo: trattandosi di un caso qualificato come fenomeno di immigrazione clandestina, “non poteva essere, per come la vedevamo noi, il soggetto privato che decideva a chi chiedere il porto per lo sbarco dei migranti a bordo”.
La nave rifiutò l’aiuto della Spagna
Tutto lascia intendere, prosegue il ministro dell’Interno, che Open Arms avesse una “preordinata volontà di portare i migranti in Italia. E per questo si predisponevano i decreti di ingresso nelle acque territoriali italiane”. La Ong si rifiutò nei fatti di sbarcare sulle coste spagnole. “La Spagna – testimonia Piantedosi – dopo Ferragosto, tramite l’ambasciata di Spagna in Italia, annunciò di dare la disponibilità ad accogliere le persone. Due giorni dopo mandò anche una nave che stava venendo in Italia per offrire la possibilità di trasbordare i migranti, perché in un primo momento la nave Open Arms disse che non era in condizioni di andare in Spagna”. Piantedosi si chiede perché la Ong non andò in Spagna? “Se non ricordo male la Open Arms temeva di incorrere in qualche sanzione perché aveva un numero maggiore di persone soccorse rispetto a quelle consentite a bordo”.
Bongiorno: la testimonianza di Piantedosi chiarisce tutto
Tanto basta a smentire le ricostruzioni della Ong. L’avvocato difensore di Salvini, Giulia Bongiorno, alla fine dell’udienza rinuncia alla difesa. “La testimonianza del ministro dell’Interno Piantedosi è stata dirimente e chiarisce tutto. Piantedosi ha spiegato che dava seguito all’indirizzo politico del ministro, questo non è da tutti, ma conosciamo il ministro. Il ministro dice ‘abbiamo fatto quello che era previsto dalla legge’, cioè di emettere un provvedimento di divieto perché ritenevamo il passaggio non inoffensivo. Ma qualora ci fossero stati problemi di salute sarebbero scesi. Il problema salute, igiene e sanità non c’è perché manca la certificazione che sarebbe dovuta esserci”.