L’intervista. Kelany: “Incredibile Renzi sullo stupro di Catania, è un ipocrita e da lui non prendiamo lezioni”
Sara Kelany parla ed è un fiume in piena. Una donna, forse anche prima che una parlamentare, sinceramente indignata per le “dichiarazioni estremamente fuori luogo” di Matteo Renzi sull’orribile stupro di Catania, compiuto su una 13enne da sette giovani egiziani, alcuni dei quali minorenni. “Ipocrite e fuori luogo, anche in considerazione della tragicità della vicenda”, dice la deputata e responsabile immigrazione di FdI, sottolineando che “non si può essere legalitari e garantisti a fasi alterne a seconda della convenienza”. Renzi nella sua Enews, dopo aver specificato che “la vicenda di Catania lascia inorriditi”, ha scritto tra l’altro che “la destra strumentalizza questo tema quando è all’opposizione e non fa nulla quando è al governo. La sinistra finge di non vedere che qui siamo davanti a un’emergenza, perché anche in Italia le baby gang stanno diventando un problema serio”. “Bisogna riscoprire la lezione di Tony Blair: duri con il crimine, duri con le cause del crimine. Legge e ordine sono parole chiave della nostra sfida politica, non sono slogan”, ha aggiunto Renzi.
Onorevole, oltre al tentativo di strumentalizzazione, non vede in queste dichiarazioni anche un sussulto di consapevolezza?
Ci vedo una plateale ipocrisia. Se Renzi e i suoi hanno improvvisamente cambiato idea su temi come la criminalità, anche minorile, mi fa piacere, ma ci risparmino la lezioncina sul rispetto della legalità perché non ne abbiamo bisogno. Noi abbiamo sempre tenuto la stessa linea su questi temi, sulla necessità di garantire la sicurezza e di attribuire a chi si macchia di colpe tanto gravi le proprie responsabilità, indipendentemente che si tratti o meno di minori. E quando abbiamo assunto provvedimenti consequenziali ci ha accusato di “populismo giustizialista”.
Si riferisce al Decreto Caivano?
Esatto, anche a Caivano eravamo di fronte a una fatto molto grave. E noi abbiamo affermato il principio che va riconosciuta la responsabilità del singolo, anche minore, perché altrimenti chi si macchia di quelle colpe non capisce quanto stia sbagliando. Questa è sempre stata la nostra linea, al fianco della quale abbiamo anche previsto azioni di prevenzione, di formazione, di accudimento sociale a 360 gradi. La sinistra invece parla di concezione patriarcale, di colpe della collettività, ma è proprio la mancanza di attribuzione della responsabilità che genera il senso di impunità, che fa sentire al di sopra della legge e non fa comprendere la gravità delle proprie azioni.
Ha letto le dichiarazioni del procuratore capo presso il Tribunale dei minorenni di Palermo, Claudia Caramanna, che ieri ha detto che “grazie al decreto Caivano, qualcosa sta cambiando, non c’è più quella sensazione di impunità per il fatto di essere minorenni: ora possiamo intervenire arrestando chi si macchia di crimini gravi”?
Non mi stupiscono, il decreto è stato scritto anche in base alle richieste delle Procure che quotidianamente si battono contro la criminalità minorile, che sta diventando una piaga. Noi facevamo questo lavoro e Renzi ci accusava di fare giustizialismo. Dalle colonne del Riformista siamo stati accusati di ledere i diritti dei minori. È la stessa cosa che hanno fatto con il dl immigrazione, con cui abbiamo stabilito norme certe sui minori non accompagnati: Maria Elena Boschi ci ha tacciato di perseguitare i minori immigrati, quando invece noi abbiamo semplicemente stabilito che, se c’è un dubbio sull’età, l’autorità può provvedere ai rilievi antropometrici per evitare che un 25enne possa giovarsi delle tutele per i minori.
Fra i sette di Catania però ci sono veri minori, che in quanto tali non possono essere esplusi…
I minori sono tutelati da Convenzioni internazionali che l’Italia recepisce. Il problema della criminalità minorile va affrontato nel suo complesso e nelle sue molteplici sfaccettature. Il fenomeno delle baby gang, che ne è una parte, è molto diffuso anche nelle periferie italianissime delle grande metropoli. Noi, con il modello Caivano, stiamo cercando di dare una risposta di legalità e sociale. Ma non si può fingere di non vedere che alcune di queste gang si cementano su base etnica o religiosa e che poi danno vita anche a fenomeni di violenza contro le donne, come accaduto con i casi di molestie collettive (taharrush gamea), che abbiamo visto al capodanno di Colonia e poi anche a quello di Milano. Ci sono tante sfaccettature e bisogna avere il coraggio di guardarle in faccia, altrimenti non si possono dare risposte efficaci.
Questo però è un altro tema dolente a sinistra. Se i fatti di cronaca coinvolgono la popolazione immigrata c’è una tendenza a glissare. Lo abbiamo visto anche con Catania, una delle prime preoccupazioni di Pd e Avs è stato specificare che gli stupri non hanno nazionalità e anche su molti giornali la notizia ha avuto un rilievo minore di quello che ci si sarebbe potuti aspettare…
La sinistra è in evidente imbarazzo. Nella loro narrazione un fatto diventa grave e grande solo se può essere ideologicamente ricondotto al loro modello. Quando se ne discosta non esiste più. Non vedono la violenza degli islamisti contro le donne come non vedono i problemi legati all’immigrazione. Quando un fatto non è funzionale alla loro narrazione ideologica lo mettono sotto al tappeto, come la polvere.
Questo quanto ha pesato nella situazione in cui ci troviamo oggi?
Ha pesato. Non ci si può nascondere dietro a un dito, come fa la sinistra su temi come criminalità, sicurezza, immigrazione; non si può assumere la linea dei due pesi e due misure; non si può essere garantisti o legalitari a corrente alternata come fa Renzi. Così i problemi si incancreniscono. L’approccio meramente ideologico li incancrenisce, quello strumentale li incancrenisce. Non è quello che facciamo noi. Noi i problemi stiamo cercando di risolverli, con pragmatismo e senza nasconderci dietro al velo dell’ideologia, e per questo non siamo disposti a prenderci le lezioni dei soloni della sinistra.
Stiamo raccogliendo i frutti del buon governo di sinistra, e delle lezioni del Papa e dei vescovi compiacenti, di Avvenire ecc.. Cosa dice Tarquinio l’ex direttore del giornale dei vescovi? Tra poco toccherà anche alle suore, ed ancora predicano l’accoglienza ma non a casa loro, si vergognino