Lo stupro di Catania non merita la prima pagina: gli aguzzini sono clandestini “accolti” perché minorenni
Lei è una ragazzina. Lui, il fidanzato, ha solo 17 anni. I passanti li hanno soccorsi mentre in lacrime e sotto choc chiedevano aiuto in via Etnea, il corso principale di Catania. La città è sconvolta. La presidente del Consiglio ha promesso che verrà fatta giustizia. Eppure la notizia non “buca” su alcune prime pagine: Repubblica evita, La Stampa pure, Avvenire fa lo stesso, Il manifesto non menziona proprio l’accaduto, il Domani dedica al fatto quattro righe omettendo di scrivere che il branco era nero, cioè composto da egiziani entrati illegalmente in Italia e accolti in comunità perché minori. Per l’Unità nulla è successo. Per Il Fatto quotidiano la notizia non è da prima pagina.
Le ragioni sono evidenti, ma è bene riassumerle: la vittima non si chiama Ilaria e non è una maestrina con la spranga rossa, il branco è composto da immigrati irregolari, la notizia non può essere usata contro il governo Meloni, nessuno ha evocato il patriarcato. Questo mix di elementi rende la notizia di terza-quarto piano. Ma se lo fai notare… scatta l’allarme per l’attacco alla “libera” stampa.
I giovani del Pd catanese mettono subito le mani avanti: “Ancora una violenza, ancora una vittima, ancora una donna. Verrà strumentalizzata la nazionalità degli stupratori, si dirà che ‘è capitato perché c’erano quelli’. Ma la verità è che gli stupri non hanno nazione e gli stupratori non hanno nazionalità”. Giusto, ma se hanno una certa nazionalità la cosa va nascosta o ignorata? Colpisce che per questi il principale problema sia che verrà strumentalizzata la nazionalità degli stupratori. Non solo, ma affermano pure che la responsabilità dell’aumento delle violenze sarebbe legata al fatto che “il consultorio autogestito ‘mi cuerpo es mio’, tra i pochi presidi antiviolenza presenti, è stato sgomberato”. In fondo dunque il branco non ha tutte le colpe…
Ad agire all’interno della Villa Bellini di Catania- informa Il messaggero – è stato un branco di giovanissimi egiziani. Il più piccolo ha 15 anni, il più grande 19. Tre maggiorenni sono finiti in carcere e uno agli arresti domiciliari, mentre i tre che non hanno ancora compiuto diciotto anni si trovano in un centro precautelare di prima accoglienza. “Sono arrivati da tempo in Sicilia. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma sarebbero entrati illegalmente, andando a ingrossare in Italia la lista dei minorenni non accompagnati. “In forza della legislazione vigente, sono stati accolti in strutture per i minorenni di Catania . In ragione della minore età vige, infatti, il divieto di espulsione”.
Il fidanzato della vittima ha detto che lei li supplicava di lasciarla stare e che lui ha dovuto assistere a quell’orrore mentre due lo tenevano. la ragazzina, dopo, ripeteva: “E’ stato un incubo, è stato un incubo…”. Gli indagati intanto sono senza avvocato. Il penalista Giovanni Avila ha deciso di non accettare la nomina d’ufficio. Ha già notificato la sua decisione, ritenendo di «non poterla accettare, non sussistendo i profili per assumere l’incarico».