Il mostro di Morata de Tajuna uccide anche in carcere: ha massacrato il compagno di cella
Un uomo di origini pachistane, reo confesso dell’omicidio di tre anziani fratelli a Morata de Tajuna (Madrid), detenuto dallo scorso 24 gennaio, è accusato di aver ucciso la scorsa notte anche il suo compagno di cella, nel carcere madrileno di Estremera, secondo fonti investigative riprese dall’agenzia Efe. Dilawar Hussain F.C. era detenuto nel modulo 12 del penitenziario, dopo essersi consegnato alla guardia civile di Arganda del Rey (Madrid) confessando il triplice omicidio dei fratelli settantenni Francisca, Angeles e Pepe, debitori nei suoi confronti di almeno 60.000 euro: un debito contratto dopo essere stati vittime per anni di una truffa d’amore online.
L’omicidio di Morata de Tajuna
Il caso ha suscitato grande commozione nel comune della cintura madrilena, dove i tre fratelli risiedevano da anni ed erano conosciuti da tutti, per la particolare efferatezza del crimine: i loro cadaveri, uccisi a colpi di spranga di ferro, semicarbonizzati, furono ritrovati ammassati l’uno sull’altro nella casa in cui vivevano. Dalla confessione di Dilawar Hussain e dalle successive autopsie emerse che erano stati uccisi il 17 dicembre, oltre un mese prima del ritrovamento. La vittima in carcere del pachistano detenuto era un “interno di fiducia” come sono chiamati nel sistema penitenziario i carcerati che vengono assegnati ai nuovi arrivati considerati a rischio, per non lasciarli soli, segnalano fonti penitenziarie.
L’omicida stesso ha avvertito le guardie del penitenziario
E’ stato lo stesso accusato del triplice omicidio di Morata de Tajuna (Madrid) ad avvertire le guardie carcerarie di aver ucciso il suo compagno di cella ore dopo aver commesso il crimine, utilizzando dei pesi artigianali che aveva costruito la stessa vittima per allenarsi. L’omicidio sarebbe avvenuto attorno alla mezzanotte ma il detenuto avrebbe avvertito gli agenti penitenziari solo verso le 2,30 del mattino. L’omicida e la vittima – di 39 anni e di origine bulgare -, condividevano una cella nel modulo 12 del carcere, destinato ai detenuti speciali.
Forse ha usato pesi artigianali
Non è chiaro del tutto con che oggetto il presunto assassino abbia colpito a morte il compagno di cella, massacrandolo di colpi. Ma le prime indagini puntano sui pesi artigianali che appartenevano alla stessa vittima. Ora il detenuto, considerato altamente pericoloso, è stato trasferito in un’altra ala del carcere, in isolamento.