Foibe, Mattarella tuona contro i negazionisti di sinistra: “Non si cancella la storia” (video)
Il monito del presidente della Repubblica, alla vigilia della Giornata del Ricordo delle Foibe, è arrivato puntuale a quanto mai potente contro i profeti del negazionismo, che nella stragrande maggioranza dei casi albergano nelle fila dell’estrema sinistra. “Le foibe e l’esodo hanno rappresentato un trauma doloroso per la nascente Repubblica che si trovava ad affrontare la gravosa eredità di un Paese uscito sconfitto dalla guerra. Quelle vicende costituiscono una tragedia, che non può essere dimenticata”, ha detto Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione al Quirinale svoltasi oggi. “Non si cancellano -ha sottolineato il Capo dello Stato- pagine di storia, tragiche e duramente sofferte. I tentativi di oblio, di negazione o di minimizzare sono un affronto alle vittime e alle loro famiglie e un danno inestimabile per la coscienza collettiva di un popolo e di una nazione. L’istituzione del giorno del Ricordo -con tante iniziative da essa scaturite, con ricerche, libri, dibattiti- ha avuto il merito di riconnettere la memoria collettiva a quel periodo e a quelle sofferenze, dopo anni di rimozione. Ha reso verità a tante vittime innocenti e al dolore dei loro familiari”. Un discorso sentito, davanti a studenti e autorità, in cui il richiamo agli orrori delle guerre e ai negazionismi di tutti i tipi, anche quelli del giorno d’oggi, ha assunto una parte preminente. Così come l’incontro con i “reduci” delle persecuzioni titine.
Una cerimonia sentita con Hegea Haffner e il presidente del Senato La Russa
La cerimonia del Quirinale, condotta dall’attrice Viola Graziosi, è stata aperta dalla proiezione del docufilm dal titolo ‘Kevina Jama-La Foiba Grande‘, cui ha fatto seguito l’intervista alla protagonista Alessandra Rivaroli. Sono intervenuti il professor Giuseppe de Vergottini, presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, lo storico Davide Rossi, ordinario di Storia e Tecnica delle costituzioni europee presso l’Università degli Studi di Trieste, e il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani.
Viola Graziosi ha, quindi, letto un brano tratto dal libro ‘Chi ha paura dell’uomo nero‘ di Graziella Fiorentin e due estratti tratti dal libro ‘Bora. Istria, il vento dell’esilio’ di Anna Maria Mori e Nelida Milani. La Signora Egea Haffner, la bambina ritratta nella foto simbolo dell’esodo, ha portato la sua testimonianza. L’orchestra di archi del Conservatorio G. Tartini di Trieste ha eseguito l’Adagio dal Quartetto in Re maggiore op. 8 n. 1 di Luigi Boccherini e le arie ‘Italiana’ e ‘Siciliana’ dalla Suite n.3 ‘Antiche danze e arie’ di Ottorino Respighi. La cerimonia si è conclusa con il discorso del Presidente della Repubblica. Erano presenti alla cerimonia i presidenti del Senato, Ignazio La Russa, del Consiglio, Giorgia Meloni, della Corte costituzionale, Augusto Barbera, il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, esponenti del Governo, del Parlamento, autorità civili e appartenenti alle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. In precedenza nella Sala degli Specchi, dopo l’indirizzo di saluto del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il Presidente Sergio Mattarella, coadiuvato dal ministro e dal presidente della FederEsuli, ha premiato le scuole vincitrici del Concorso ‘10 febbraio-Un mondo e un passato. Storie dai luoghi di origine degli esuli giuliano-fiumano-dalmati‘.
Il Capo dello Stato ringrazia le superstiti per le testimonianze
“Ringrazio Lada e Alessandra Rivaroli ed Egea Haffner per le testimonianze commoventi che ci hanno recato. Sono lieto di incontrarle qui, di incontrare nuovamente la signora Haffner qui al Quirinale. Con semplicità e con efficacia straordinaria hanno sottolineato che il ricordo, la memoria della persecuzione e delle tragedie, deve essere fecondo,
deve produrre anticorpi, deve portarci a fare in modo che simili lacerazioni crudeli nei confronti della libertà, del rispetto dei diritti umani, della convivenza appartengano a un passato irripetibile”, ha sottolineato il Presidente della Repubblica. Egea Haffner, ora ultraottantenne, è la bambina con la valigia in mano ritratta nella foto divenuta il simbolo dell’esodo giuliano-dalmata, la cui storia è raccontata nel libro dal titolo per l’appunto ‘La bambina con la valigia’.
“Tutto questo è stato importante, doveroso, giusto. Ma non è sufficiente. Il ricordo, la memoria della persecuzione e delle tragedie, deve essere fecondo, deve produrre anticorpi, deve portarci, come hanno sottolineato, con semplicità e straordinaria efficacia, Lada e Alessandra Rivaroli, a fare in modo -ha concluso Mattarella- che simili crudeli lacerazioni nei confronti della libertà, del rispetto dei diritti umani, della convivenza appartengano a un passato irripetibile”.
L’appello all’unità della Ue nella difesa del Ricordo
“Le divisioni, i conflitti, le ferite del passato -la cui memoria ci ferisce tuttora con forza e sofferenza- ci ammoniscono. Onorare le vittime e promuovere la pace, il progresso, la collaborazione, l’integrazione, aiuta a impedire il ripetersi di tragici errori, causati da disumane ideologie e da nazionalismi esasperati; e a non rimanere prigionieri di inimicizie, rancori e dannose pretese di rivalsa”, è stato un altro passaggio di Mattarella, in occasione della celebrazione al Quirinale del Giorno del Ricordo. “Se non possiamo cambiare il passato, possiamo contribuire a costruire un presente e un futuro migliori. All’Europa, e al suo modello di democrazia e di sviluppo avanzati, guardano milioni di persone nel mondo. L’unità dei suoi popoli -ha concluso il Capo dello Stato- è la sua forza e la sua ricchezza. Il buon senso e l’insegnamento della storia chiedono di non disperderla ma, al contrario, di potenziarla, nell’interesse delle nazioni europee e del futuro dei nostri giovani”. “Pagine buie della storia, anche d’Europa, sembrano volersi riproporre. Disponiamo di un forte antidoto e dobbiamo consolidarlo e svilupparlo sempre di più. La costruzione dell’Unione europea, pur con i suoi ritardi e le sue carenze, ha rappresentato il ripudio della barbarie provocata da tutti i totalitarismi del Novecento e la concreta e valida direzione di marcia per guardare al futuro con fiducia e speranza”.