Una frase di Putin spaventa l’Occidente e la Nato: ora si teme che la Russia invada i Paesi Baltici

17 Gen 2024 18:52 - di Leo Malaspina

Il presidente russo Vladimir Putin sta ponendo le condizioni per una futura destabilizzazione dei Paesi baltici con l’obiettivo di indebolire la Nato. A mettere in guardia dal rischio di una nuova escalation è l’Institute for the Study of War (Isw), che nei giorni scorsi aveva già parlato di una nuova offensiva russa in Ucraina nelle prossime settimane. Ma è una frase, in particolare, pronunciata da Putin, che avrebbe messo in allarme gli esperti di geopolitica militare e la stessa Nato.

La frase di Putin sulla minaccia dei Paesi Baltici alla sicurezza nazionale

“Gli eventi attuali nei Paesi baltici, inclusa l’espulsione di russi dalla Lettonia, incidono sulla sicurezza del nostro Paese”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un recente incontro con i rappresentanti dei comuni russi. Le autorità lettoni hanno inviato più volte lettere minacciando di espellere 985 russi che non avevano soddisfatto i requisiti per ottenere il permesso di soggiorno nel paese, ha riferito il canale televisivo LTV con citando il capo dell’Ufficio per la cittadinanza e gli affari migratori della Lettonia Maira Roze. Ed ecco che quella frase suona molto simile a quella pronunciata da Putin prima di invadere l’Ucraina.

”L’escalation contro i Paesi baltici”, nella strategia di Putin, è iniziato con ”un aumento significativo degli sforzi in corso da tempo da parte del Cremlino per indebolire l’Alleanza Atlantica”, scrive l’Isw nel suo ultimo rapporto. ”La Russia sta continuando a dimostrare di non essere interessata a negoziare in buona fede per l’Ucraina”, prosegue l’analisi.

Vladimir Putin fa risalire “la tragedia che stiamo vivendo oggi” alle porte aperte nel 2008 dalla Nato all’Ucraina e alla Georgia e alla rivolta di Kiev del 2014 che lui chiama “colpo di Stato”. “A ciò sono seguite tutta una serie di altre decisioni che hanno annullato e di fatto portato a ciò che sta accadendo ora in Lettonia e in altre Repubbliche baltiche: quando i russi vengono semplicemente cacciati via. Cose molto serie che influiscono direttamente sulla sicurezza del nostro Paese”. Il riferimento è anche alla riforma lettone della legge sull’immigrazione che prevedeva che i permessi di soggiorno permanenti rilasciati ai cittadini russi scadessero nel settembre 2023.

Blinken: “Non c’è nessuna disponibilità russa alla trattativa”

Antony Blinken non vede da parte russa una disponibilità alla trattativa, sottolineando “noi siamo sempre pronti, perché più di nessun altro la vuole il popolo ucraino, ma ci deve essere la disponibilità dalla parte della Russia di negoziare in buona fede, sulla base dei principi sfidati dalla sua aggressione, integrità territoriale, sovranità, indipendenza”. Lo ha detto Antony Blinken intervenendo a Davos, sottolineando che “se i russi sono pronti a negoziare su queste basi, troveranno la disponibilità dell’Ucraina, degli Usa e di molti altri Paesi”.

Il segretario di Stato ha ricordato che “nessuno voleva” questa guerra e come gli Stati Uniti abbiano cercato di evitarla negoziando con Mosca per “vedere se ci fossero delle genuine preoccupazioni di sicurezza”. “Ma la questione non era questa, ma la visione di ristabilire la grande Russia”, ha aggiunto, ricordando che Vladimir Putin “ha fallito” in questo obiettivo perché l’Ucraina “non solo si è difesa dall’aggressione, ha ripreso il territorio, respinto i russi dal Mar Nero”.

E che, nonostante “l’ultima parte dell’anno scorso è stata difficile” e la guerra continua ad essere “uno scontro feroce in cui la Russia mette enormi risorse”, la guerra è stata “un profondo fallimento strategico per Putin e la Russia” che ora “è più debole militarmente, economicamente, diplomaticamente, con l’Europa che ha tagliato la sua dipendenza energetica, gli ucraini sono più uniti che mai, la Nato è più forte e più ampia”.

 

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