Trent’anni fa la strage dei giornalisti italiani a Mostar: avevano provato a salvare un bambino (video)

28 Gen 2024 17:50 - di Monica Pucci

Il 28 gennaio del 1994, in pieno sfacelo e guerra civile nella ex Jugoslavia, tre giornalisti della Rai di Trieste, Marco Luchetta, Dario D’Angelo e Alessandro Ota erano arrivati Mostar est per realizzare un reportage sui bambini vittime del conflitto. Una granata li colpì davanti a un rifugio mentre intervenivano per salvare un bambino. Anche quest’anno si è svolta a Mostar, ma anche in Italia, una commemorazione in loro ricordo, con la Rai in prima fila.

La Rai ricorda la strage di Mostar e il sacrificio dei giornalisti italiani

I tre giornalisti arrivarono in Bosnia Erzegovina a Mostar est – parte della città controllata dall’Armija e sotto assedio da più di un anno per mano dell’HVO, esercito croato-bosniaco – sui mezzi del convoglio della Croce Rossa internazionale partito la mattina dalla vicina Medjugorije (sotto controllo dell’HVO), scortati dal contingente spagnolo dei Caschi blu. Erano lì per la Rai, che oggi li ha ricordati anche con un documentario.

“Ricordare Marco Luchetta, Alessandro Sasha Ota e Dario D’Angelo, uccisi trent’anni fa in Bosnia mentre svolgevano il loro lavoro, è per noi un gesto di responsabilità e di rispetto. Il loro lavoro costituisce il cuore dell’attività del servizio pubblico, informare i cittadini in maniera tempestiva e imparziale. Marco, Sasha e Dario erano in missione di guerra, un compito davvero difficile oltre che rischioso, ma anche strategico per chi fa informazione. Il ricordo di questa giornata è tanto più doloroso alla luce dei conflitti che ancora oggi destabilizzano gli equilibri internazionali”. Così, in un videomessaggio su Linkedin, il presidente della Rai Marinella Soldi. La Sede Rai del Friuli Venezia Giulia ha dedicato loro il documentario “Mostar, trent’anni e oltre”.

Le targhe che ricordano i tre italiani

Nella parte est della città bosniaca di Mostar ci sono due targhe. La prima è più semplice, in latta, con alcune lettere staccate e consumate dal passare degli anni. La seconda, invece, è in materiale più nobile e i nomi sono in rilievo, tanto che è impossibile non notarla, passandoci davanti.
“In memoria dei giornalisti televisivi italiani Marco Luchetta, Sasha Ota e Dario D’angelo…”, si legge su entrambe le targhe perché è in questo esatto punto, accanto all’ingresso del condominio oggi tornato a ospitare famiglie e semplici cittadini, che tre colleghi del servizio pubblico, reporter della sede Rai di Trieste trovarono la morte, colpiti da una granata lanciata dal lato ovest della città.

Sevko, all’epoca un bambino e oggi guida turistica, anche per i gruppi di italiani che visitano la città e le sue bellezze ritrovate. “Quando faccio i miei tour, trovo sempre un momento per portarli qui e raccontare questa storia perché la gente deve sapere”, dice a chi gli chiede di quel giorno.

Il sacrificio dei giornalisti nel mondo

“Secondo l’ultimo rapporto di ‘Reporter senza frontiere’, nel 2023 fino a inizio dicembre, 45 giornalisti sono stati uccisi mentre erano in servizio e 521 operatori dei media sono in carcere per motivi arbitrari, legati alla loro professione. Non sono numeri – ha aggiunto Marinella Soldi – sono persone, professionisti, coraggiosi e indispensabili per aiutarci a capire le situazioni più difficili e pericolosi. Il nostro ringraziamento va a tutti i giornalisti e gli operatori che ogni giorno rischiano la vita per portare ai nostri cittadini le notizie che arrivano da territori critici o dalle guerre in corso. Con un pensiero speciale a Marco Luchetta, Alessandro Sasha Ota e Dario D’Angelo, come anche a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi anch’essi nel 1994 in un attentato in Somalia. Come presidente del servizio pubblico, porto il saluto e l’affetto di tutta l’azienda e le loro famiglie; per onorare la loro memoria, vogliamo ricordarli sostenendo valori sempre più cruciali di trasparenza e giustizia per una informazione verificata e libera”.

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