Spagna, l’assurda tesi delle Femen in piazza contro i femminicidi: colpa dei patrioti
Un gruppetto Femen ha protestato in piazza a Madrid contro i femminicidi e il “negazionismo sessista”. Le attiviste, cinque in tutto, si sono presentate di consueto a petto nudo e con alcuni slogan scritti sulla pelle: sulla schiena lo slogan noto “non una di meno”, sul seno frasi come “Chi uccide non è un patriota” e “Chi abusa non è un patriota”. Ma da quello che emerge dal loro comunicato, la protesta è solo un pretesto per attaccare chi si è opposto alla nascita del nuovo governo Sanchez a dispetto del voto popolare e facendo concessioni ai separatisti che hanno preoccupato anche l’Europa. E non dev’essere un caso che la protesta si sia svolta proprio oggi che nella capitale spagnola si svlgeva anche il congresso di Vox.
La protesta delle Femen contro la “Patria femminicida”
Le Femen hanno steso a terra alcune bandiere spagnole sotto cui poi si sono sdraiate, simulando una sepoltura. Sulle bandiere erano scritti slogan come “Patria femminicida”. In Spagna nel 2023 i femminicidi sono stati 101 e hanno provocato 56 orfani. Il richiamo al fatto che “chi uccide non è un patriota” è stato urlato anche come slogan, insieme alla frase “ci uccidono perché siamo donne”. A differenza di quello che potrebbe sembrare a una prima lettura, però, quel riferimento ai patrioti in contrapposizione a chi uccide non è affatto un riconoscimento di valore. E, anzi, secondo le Femen “nel contesto politico in cui ci troviamo, assolutamente polarizzato, la bandiera rappresenta un elemento di divisione. E chi difende la bandiera, difende una bandiera insanguinata”.
Ma il vero bersaglio della protesta è un altro…
“L’idea di patria che difendono – si legge ancora nella loro rivendicazione su Instagram – è sessista, capiscono quella Spagna che nega la violenza maschilista, e la depoliticizzano negando la componente di genere, giustificando che ‘è sempre successo’. Relativizzando l’importanza della nostra vita, sottraendo urgenza al numero di donne uccise per il fatto di esserlo in Spagna. Quelli che lanciano proclami fascisti e omofobi alle porte di Ferraz sono gli stessi che alimentano che la violenza maschilista non ha genere. Per questo oggi denunciamo questa patria femicida, la bandiera – è la conclusione del proclama – è il simbolo di una patria che non ci rappresenta”. Il dettaglio rivelatore sul vero bersaglio della protesta, per la verità passata piuttosto inosservata anche sui media spagnoli, è in quel riferimento alla calle Ferraz, che è stata teatro delle proteste contro l’amnistia ai separatisti catalani con cui Sanchez è riuscito a garantirsi i numeri per un governo che non era quello indicato dall’esito delle urne.