L’amichettismo infetta anche la Francia. Petizione di intellò contro lo scrittore “scorretto” Sylvain Tesson
Anche in Francia gli intellettuali di sinistra firmano petizioni contro personaggi che ritengono scomodi e non allineati. Insomma pare proprio che l’amichettismo non sia una prerogativa solo italiana. Così “più di 1.200 poetesse e poeti, editrici e editori, librai, attrici e attori della scena culturale francese” hanno sottoscritto una petizione su Libération, chiedono di annullare la nomina di Sylvain Tesson come padrino della venticinquesima edizione del Printemps des poètes (si terrà dal 9 al 25 marzo).
Perché Sylvain Tesson è sotto accusa
Tesson – informa Il Foglio – “che ha vinto il premio Renaudot nel 2019 per “La Panthère des neiges”, è accusato di essere “una figura di prua dell’estrema destra” perché ha scritto le prefazioni a diversi libri di Jean Raspail, scrittore monarchico e cattolico tradizionalista molto amato dai circoli identitari, autore del celebre “Il campo dei santi”, romanzo distopico sulla fine della civiltà occidentale”. Quando apparve nel 1973 per i tipi dell’editore Laffont di Parigi “Il campo dei santi” turbò l’opinione pubblica francese, accolto tra polemiche e apprezzamenti. Parve una specie di opera fantascientifica, immaginando in India uno strano profeta che incita i suoi compatrioti a rifiutare la miseria per dirigersi in massa verso il benessere, cioè verso l’Europa: impossessatisi di una flotta di carrette del mare, i suoi seguaci sbarcano pacificamente sulle coste della Francia e in tanti si prodigano per accoglierli tutti. In Francia si calcola che abbia venduto oltre mezzo milione di copie.
In Italia i suoi libri pubblicati da Sellerio
Ma torniamo a Sylvain Tesson, pubblicato in Italia da Sellerio, che – annota Davide Brullo sul Giornale – “non è un agitatore politico. Più che i suoi libri, è il suo pensiero a dare fastidio. Odia la centralizzazione statalista in vece delle autonomie territoriali, odia l’industrializzazione che ha fatto razzia della campagna, il turismo che ha annientato l’audacia del viaggio, la vita virtuale che ha sostituito la vita vera, l’avventura. «Fuggo dall’obbligo di dovermi sottomettere ai dettami del nuovo ordine, della nuova società. Fuggo dal diktat della macchina, dell’amministrazione, di tutto ciò che ci imprigiona», ha scritto. Tesson preferisce gli eroi ai politici, il “bel gesto” alle buone azioni, l’eccentrico e l’eccezionale al consueto, la singolarità del genio alle manifestazioni di massa”.
Davide Brullo: Tesson ama il medioevo e le cattedrali
Scrittore irregolare, dunque. Sicuramente antiprogressista. Tanto basta per bollarlo come pericoloso reazionario. “La sua ricerca nei luoghi degli antichi Celti – sottolinea Davide Brullo – non ha nulla di politico, riguarda una poetica dell’esistere. Si sente figlio del XII secolo, «Il secolo delle cattedrali e dei monasteri, della chanson de geste e del cavaliere, figura sublime, capace di assemblare in sé il poeta, l’avventuriero, l’amante. Il periodo in cui paganesimo e cristianesimo si innervano, nelle foreste atlantiche». In una recente intervista a Le Figaro, questa specie di Corto Maltese della letteratura francese ha detto che nel viaggio cerca «interstizi che mi permettano di sfuggire dall’immane accerchiamento dell’industria, della massificazione, dell’accelerazione – della modernità, insomma»”. Roba da far venire i brividi alla gauche globale.
Scarabelli: tra i suoi autori troviamo Jünger
“Questo commiato dalla civiltà in direzione di una natura incontaminata – ha scritto di Tesson Andrea Scarabelli – non è un puerile appello romantico dal fondo piccolo-borghese, stile Into the wild, ma l’esatto opposto: «Gli hippy volevano sottrarsi a un ordine che li opprimeva, i nuovi uomini dei boschi vorrebbero sfuggire a un disordine che li avvilisce». Nessun infantile ribellismo, dunque, ma ricerca di un superiore senso del reale, di una Nuova Oggettività”. Non a caso Tesson ama molto i libri di Ernst Jünger e in particolare la figura del ribelle, di colui che compie il passgagio al bosco. Infatti “lo Stato vede tutto; nella foresta si vive nascosti”.