Il caso della 16enne Mila divide la Francia, scrive post contro l’Islam: l’hashtag #stupro e a morte diventa virale

25 Gen 2020 15:07 - di Lara Rastellino
Islam foto Ansa

Il caso di Mila divide la Francia. La ragazzina, minacciata di morte per un post sull’Islam considerato blasfemo , è da giorni al centro di un casus belli che nelle ultime ore ha coinvolto la politica e chiamato in causa, da un lato, il delegato generale del Consiglio francese per il culto musulmano, Abdallah Zekri. E, in replica, il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, già candidato alle presidenziali. Tra loro, Marine Le Pen, leader di Rassemblement National.

La 16enne Mila pubblica un video di critica all’Islam: è polemica

L’opinione pubblica d’oltralpe, invece, si è spaccata decisamente a metà: tra chi si schiera a favore della 16enne finita nel mirino della scuola e del web rea per aver pubblicato un video su Instagram giudicato troppo virulento nella critica all’Islam e ai suoi precetti religiosi e chi le è decisamente contro. Ossia, tra chi l’ha eletta a nuova paladina della intoccabile libertà d’espressione. E chi, invece, vorrebbe ostracizzarla e abbandonarla al destino polemico che rischia di travolgerla. E non solo sui social. Tanto che, dal momento che un suo zelante compagno di scuola ha deciso di pubblicare l’indirizzo on line della ragazza, il caso ha registrato un’improvvisa impennata. E la 16enne è diventata il bersaglio nel mirino di nemici, detrattori e semplici odiatori da tastiera. Così, tra post al vetriolo e hashtag di sostegno, in rete fioccano da giorni #IoSonoMila e il suo esatto contrapposto: #JenesuispasMila.

Il caso di Mila divide la Francia

Ma qual è il motivo del contendere? A quanto ricostruisce in queste ore il sito de Il Giornale, tra gli altri, «tutto è cominciato con una diretta su Instagram in cui un uomo cerca di importunarla in strada. Lei si allontana, filma. “Perché non mi piace che mi venga chiesta l’età a ripetizione, così ha iniziato a insultarmi”, ha chiarito su Libération. La scuola ha invece preferito allontanarla affidandola agli psicologi. In un secondo video, dopo aver ricevuto le prime cyber-minacce, il tono di Mila diventa più acceso. “Un ragazzo ha iniziato a chiamarmi sporca lesbica, razzista. L’argomento è scivolato sulla religione e ho detto cosa ne pensavo. “La tua religione è una merda”, risponde. Più tardi, si scusa sui social: “Mi dispiace, non volevo offendere. Ho parlato troppo velocemente. L’errore è umano”».

L’opinione della politica

Ma ormai la bomba è esplosa e online continuano a deflagrare polemiche e accuse. E mentre il video di Mila diventa virale, su Twitter è trend topic l’invito a punirla. Stuprarla. Minacciarla di morte. Come scrive sempre il quotidiano diretto da Sallusti, allora, «il video rilanciato su Twitter da chi invitava a stuprarla, ha superato in poche ore 1,6 milioni di visualizzazioni. Blasfemia o diritto di critica?». Saranno per due le inchieste della magistratura chiamate a risolvere il dilemma. E mentre la scuola (dove Mila non si sta più recando da qualche giorno) non si schiera. E la Francia è divisa in due. Abdallah Zekri, delegato generale del Consiglio francese per il culto musulmano, si limita a trincerarsi dietro un generico «chi semina vento, raccoglie tempesta».

L’appello di Marine Le Pen

Laddove il sovranista Nicolas Dupont-Aignan, già candidato alle presidenziali, si chiede se «la legge «anti haters» appena approvata dal parlamento d’oltralpe, «punirà gli islamisti che la minacciano su Internet o è riservato solo agli oppositori di Macron»… Marine Le Pen, infine, lancia un appello al buon senso  politico e alla moderazione: «Le parole di questa ragazza sono la versione orale delle caricature di Charlie Hebdo. Volgari. Ma non possiamo accettare che la condannino a morte in Francia nel XXI secolo»…

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