I saluti romani spaventano Prodi? Strano, perché in realtà sono un gigantesco assist alla sinistra…
E così anche Romano Prodi ci fa sapere che i saluti romani di Acca Larenzia lo hanno spaventato. Non so – dice – se” ciò che è accaduto alla commemorazione di Acca Larenzia, “sia un reato o no, ma quando ho visto le foto mi sono spaventato, perché quella era proprio un’iniziativa grossa e ben organizzata. Non so se in passato erano organizzate così, ma credo proprio di no, era un errore anche allora”.
Facciamo due conti: dal 7 gennaio sono passate due settimane. Due settimane in cui di cose ne sono accadute: una convention Pd fallimentare a Gubbio, una proposta di patrimoniale lanciata da Elsa Fornero e fatta propria dal Pd, una guerriglia anti-ebraica a Vicenza, il ritorno sulla scena di un Trump trionfante, il Pd spaccato sul fine vita, il vertice di Davos. Insomma gli argomenti non mancano. Eppure si parla ancora e sempre dei saluti romani a Acca Larenzia.
Non ci vuole molto, allora, a fare due più due e a elaborare una sintesi politica che vale per questo 7 gennaio e per le altre ricorrenze che verranno: i saluti romani sono un gigantesco assist alla sinistra. Una sinistra che, avendo perso il ruolo di potere di distribuire posti e poltrone, si aggrappa all’antifascismo come unico collante rimasto per far arrivare alle sue truppe un messaggio che non sia confuso, che non sia tradotto in intollerabile politichese. Senza i saluti romani la sinistra non saprebbe cosa dire. Che siano benedetti allora (dal Pd e amichetti vari s’intende).
E magari, pur di non far scomparire il fantasma delle camicie nere, riusciranno anche – da sinistra – a risuscitare certe formazioni estremiste che alla prova del voto non andavano oltre lo zero virgola cinque. Complimenti vivissimi ai mestieranti dell’antifascismo e a chi si presta ai loro disegni.