Amorese a Cairo: “Altro che affossare il calcio, vogliamo rimettere al centro i tifosi: solo così si esce dalla crisi”
Restituire il calcio ai tifosi, ai cittadini, in un’ottica che gioverebbe anche al settore, aiutandolo a uscire dalla crisi debitoria che lo attanaglia. È l’obiettivo cui guardano maggioranza e governo, con un impegno in prima linea di FdI. A illustrarlo è il deputato Alessandro Amorese, primo firmatario di una risoluzione che impegna il governo a sensibilizzare la Lega Calcio affinché i prezzi dei biglietti tornino a essere alla portata di tutti, a partire da quelli per i settori che una volta venivano definiti “popolari”. La risoluzione, che chiede un intervento di sensibilizzazione anche sui costi dello streaming, è stata presentata in Commissione cultura e approvata all’unanimità con il parere favorevole dell’esecutivo, espresso dal sottosegretario Paola Frassinetti. “Ritrovare una politica più vicina ai tifosi serve a tutti”, ha chiarito Amorese, rispedendo al mittente anche le “sparate” di Urbano Cairo.
La necessità del sistema calcio di rinnovarsi, ricordando che “i tifosi non sono clienti”
Intervistato da La Verità, il deputato di FdI ha affrontato anche il tema della Superlega, “un progetto al momento non praticabile”, che però può rappresentare uno stimolo per il sistema calcio, a partire dalla Lega A, “per rinnovarsi e trovare soluzioni adeguate a risollevarlo da una crisi debitoria, di risultati ma direi anche di vicinanza culturale e umana con i tifosi che scema anno dopo anno”. “Difendo i campionati nazionali, ma dobbiamo lavorare a una ristrutturazione della quale devono beneficiare i tifosi, gli utenti, quindi i cittadini, da non trattare come clienti”, ha quindi avvertito Amorese, per il quale serve un rinnovo normativo e culturale, tornando a parlare anche di vivai e di scuole calcio, di come “aiutare prima i più fragili (anche nello sport), soprattutto nelle condizioni economiche finanziarie in cui lo Stato italiano si trova”. Un tema che per FdI è “una priorità”.
Amorese sulle “sparate” di Cairo
Per questo motivo per Amorese le “sparate” di Cairo sul fatto che il governo vorrebbe affossare il calcio italiano “vanno rimandate al mittente”, come ha fatto il responsabile del dipartimento Sport di FdI, Paolo Marcheschi, ricordando che si chiede l’autonomia, ma contemporaneamente si invoca l’aiuto della politica. “Dire che questo governo vuole far fallire il calcio è surreale”, ha commentato Amorese, rispondendo a una domanda di Carlo Tarallo, che firma l’intervista. “C’è una sensibilità semmai verso un settore che genera entrate per lo Stato e sta a cuore a milioni di tifosi. La lesa maestà è stata quella di sospendere i benefici previsti per le squadre di calcio per l’acquisto di calciatori stranieri: scelta che rivendichiamo”, ha chiarito, invitando a riflettere sui debiti di buona parte delle squadre di Serie A, nonostante “quelle norme approvate negli anni da una politica fin troppo consenziente”.
L’attenzione alle Leghe minori
Quello di Amorese intorno al calcio è un ragionamento complessivo che, dalla Serie A fino agli stadi, ruota tutto intorno alla necessità di riavvicinare lo sport più amato a chi ne decreta davvero il successo: i cittadini che lo amano, i tifosi che vorrebbero seguirlo anche come momento di condivisione familiare, i ragazzini che lo giocano nei campetti, sognandosi magari sotto i riflettori di campi blasonati. Per questo la riflessione non può e non deve essere centrata solo sulle serie maggiori e deve invece recuperare lo sguardo sulle serie minori, che mantengono un legame solidissimo con “il territorio e la comunità” e, come la Serie C, che è anche “il bacino storico del calcio italiano” e nella quale i giocatori sono “tendenzialmente meno divi e più umani”, o la Lega Pro, che “cresce anche come pubblico”. Un dato che “mi sembra indicativo”, ha sottolineato Amorese, ammettendo anche un suo certo “romanticismo” rispetto al tema.
No agli stadi che sono “cattedrali nel deserto”
Lo stesso approccio riguarda anche gli stadi, rispetto ai quali il deputato di FdI contesta la tendenza di oggi “a costruire strutture come cattedrali nel deserto, lontane da ogni tipo di umanità, irraggiungibili”, mentre, come per esempio in Inghilterra, bisognerebbe puntare a recuperare o ricostruire strutture totalmente inserite nel “tessuto cittadino o di quartiere”, che offrono servizi aperti tutta la settimana, come musei e negozi, e che possono “creare un indotto dentro e fuori i campi”. “Non è complicato, è mediamente ambizioso, ma fattibile”, ha chiarito Amorese, indicando il modello inglese anche rispetto all’attenzione che pone al tifoso, a partire da tempi e orari delle partite: “Il contrario dell’Italia, dove il tutto non è a misura di tifoso ma esclusivamente di altre logiche”. Dunque, “o il calcio ritrova l’anima oppure la deriva porterà ad un progressivo disinteresse, anche dei più giovani”, ha chiarito Amorese.