Amato riversa tutto il suo rancore contro il governo Meloni: “Democrazia a rischio”

2 Gen 2024 17:30 - di Mario Campanella
Amato

Il dottor Sottile mantiene sempre una bella testa ma pessimi ricordi. Giuliano Amato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e inquilino di Palazzo Chigi due volte, Presidente della Consulta, ha un problema di rimozione psicologica che dura dal 1992: e cioè da quando iniziò il declino del Psi e di Bettino Craxi, che fu il suo mentore, il suo scopritore e il suo tutto. E lui ne prese il posto alla guida del governo, l’ultimo di pentapartito, iniziando col dir, “non lo conosco”. E del resto, senza quella abiura indiretta, mai profferita apertamente ma evidente, non sarebbe entrato di nuovo a Chigi il Duemila e divenuto di fatto l’unico dirigente socialista di spessore salvato dai postcomunisti.

Amato a “Repubblica”: “Democrazia a rischio”

Il Dottor Sottile, dopo avere dato una versione poi smentita su Ustica, oggi ha aperto l’anno con i dubbi di una deriva della destra italiana in un’intervista a Repubblica. Che avrebbe, a suo dire, difetti di autoritarismo tali da poter arrivare a cancellare il ruolo della stessa Consulta. Le stesse, identiche accuse che Craxi, quando Amato coordinava il lavoro da Chigi, dovette subire dal PCI e dalla CGIL. Il Craxi presidenzialista e disegnato con gli stivaloni neri da Forattini che Amato, come il declinare del suo cognome, adorò fino ai giorni della eclissi, salvo cancellarlo dalla sua memoria.

Amato spara a zero contro il governo. Proprio quando sente odore di riforme…

Di quella imponente classe dirigente, Giuliano fu l’unico a rinnegare le stagioni del decisionismo che aveva incondizionatamente appoggiato. Solo il Quirinale gli fu, per un pelo, vietato, atteso che sapeva ammiccare a Forza Italia e muoversi con l’abilità che anche il leader del garofano gli riconosceva. Ora, nel caldo di un prestigio accumulato soprattutto sulle macerie di quel partito massacrato dal giustizialismo nel silenzio più tibetano, Amato paventa rischi di democrazia liberale. “Sono preoccupato”, afferma. Proprio mentre chi è al governo è vicino a realizzare le riforme del suo vecchio capo, misconosciuto già al primo canto del gallo. Mentre sopravviveva il Caf che avrebbe dovuto riportare Bettino al governo, Amato lo sostituiva con il gradimento del Pds. E in quell’anno drammatico di arresti, suicidi e allontanamenti di tutto l’apparato di Via Del Corso, non disse una parola. Tacendo, tacendo campar avrebbe detto Sciascia, seppellendo di risate le profezie odierne.

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